mercoledì 31 luglio 2013

Le Calze Grosse e i Sandali



Mercoledì 31 Luglio 2013 - Sono nel bagno della casa di mia nonna materna, sto preparandomi per andare al lavoro. Mi trucco gli occhi di grigio bluastro ma ho preso troppo colore e vengono due macchie inverosimili, cerco di pulirle e mi accorgo che su una guancia ho disegnata la bandiera americana, le stelle fatte con le paillette. Frego con il cotone e il latte detergente ma i colori fanno fatica a venire via. Sono in ritardo, mi vesto parzialmente e caccio il resto dei vestiti nella borsa del cibo per la pausa pranzo. Devo uscire di casa per andare a prendere il treno. Mia mamma mi sgrida non so bene per cosa, litighiamo e le faccio dei gestacci ma che non vogliono dire nulla, le mani non fanno quello che voglio. Uscita dal portone mi rendo conto di aver dimenticato la borsa. Ora è la casa dove abitavo da piccola, la vetrata dove si intravede l'atrio e la portineria è enorme. Il citofono in alto e non vedo bene i nomi scritti sulle targhette. Cerco di ricordare che posizione avevamo e mi rendo conto di non sapere il nostro nome. Schiaccio a caso e fortunatamente l'inquilino apre senza chiedere chi è. Recupero la borsa e con tutti i parenti andiamo dal dottore. Devo fare un prelievo per vedere il livello di glucosio nel sangue. Il mio dottore mi ha detto di andare presso una villa e chiedere della sua infermiera, che mi farà l'esame. La villa è un castello, ponte levatoio, cortile interno, simile al Castello Sforzesco ma più piccolo, una residenza di campagna. Trovo l'ingresso dello studio medico ed entro. C'è moltissima gente, confusione, tutti in cappotto, la stanza è immersa in un buio invernale illuminato a tratti da abat-jour. Mi siedo e aspetto, cerco di individuare l'infermiera tra tutta questa massa di gente irrequieta. Improvvisamente mi si avvicina un dottore, è il collega del mio. Indossa il camice e una sciarpa di lana rossa intorno al collo. E' molto alto, con una massa di capelli ricci e occhi penetranti.
Mi prende i piedi, io li guardo e vedo che indosso sandali dorati con tacco alto e calze di lana grossa color blu piombo. Mi slaccia i sandali e mi toglie le calze. Afferra le mie gambe per le caviglie e comincia a farle oscillare e piegare. Li in mezzo alla sala d'aspetto, seduta su un divano insieme ad altri pazienti, io mi chiedo se tutto questo sia regolare, le persone intorno a me non fanno una piega. Una donna seduta alla mia sinistra si alza e si sposta. Il medico continua a sbattacchiarmi e io mi sento fuoriuscire dal corpo, sono fatta di aria. Si toglie il camice e rimane a torso nudo con la sciarpa rossa intorno al collo. Appoggia i miei piedi sul suo petto e si avvicina costringendomi in una posizione rannicchiata. Mi sento risucchiata velocemente nel mio corpo, i suoi occhi fiammeggianti a pochi centimetri dai miei. Impossibile non guardarli. Il dottore si stacca, rimette il camice e mi chiede se ho sentito qualcosa di strano, metafisico. In effetti è così ma non riesco a dirlo verbalmente. Mentre mi rivesto mi dice di tenerlo aggiornato, perché gli effetti arriveranno a breve. Ha capito ma vuole sentirselo dire.
Esco nel cortile del castello. Cammino sul selciato polveroso guardandomi i piedi. Le calze grosse e i sandali. Mi sveglio.