lunedì 9 febbraio 2009

I Due Costumi

Martedì 3 Febbraio 2009 - La piscina è nel porticciolo della frazione di Riva sul Lago di Garda. Io di solito arrivo prima perché prendo l'autobus e gli orari sono quelli. Oggi sono in ritardo però. Ho la lezione di acquagym con il Maestro. E' una lezione solo per me, personale. Sono disorganizzata, devo portare in acqua un mucchietto di riso (crudo) e non so come fare, dove contenerlo. Lo avvolgo in un costume da uomo a pantaloncino, è bianco con un disegno di fiori tropicali bianchi bordati di rosso, ma il riso esce dai buchi delle gambe e dall'apertura davanti. Il Maestro mi fa fretta, anche se sta ridendo, mi chiede cos'è quel costume, a cosa mi serve visto che ne ho già uno indosso, io rispondo che è il secondo costume, quello che indosso sempre sopra il mio. Lui mi dice "non ne hai bisogno". Allora trovo una cuffia nella borsa della piscina e ci metto dentro il riso chiudendola con un nodo. Consegno l'involto a Lucia che è in acqua, sono entrata anche io nel frattempo, poi lo riprendo da lei e ci faccio un secondo nodo.

Improvvisamente sono tornata indietro nel tempo, aspetto l'orario di inizio della lezione, temporeggiando in un negozio che prima era una cartoleria libreria e ora è diventato un caffè. Cerco il bagno, anche se ci sono già stata qui, non trovo la porta. Poi la trovo ma è chiusa a chiave. La commessa mi apre il bagno anche se, dice, non potrei usarlo perché è solo per il personale addetto. Mi chiedo come può esserci un caffè che non ha il bagno per i clienti. Entro nel bagno ed è la stanza da letto dei miei genitori nella casa di quando ero piccola. Apro l'armadio, appesi agli ometti ci sono i miei costumi da bagno. Decido di indossarne subito due, così non farò aspettare il Maestro per cambiarmi. Come al solito ne indosso uno sopra l'altro. Mi guardo allo specchio e mi rendo conto che è strano ed inutile. Ne tolgo uno. Sono pronta. Invece di andare in autobus ho deciso di guidare la mia macchina, così non arriverò mai più in ritardo. Mi sveglio.
Il costume è quello che facciamo vedere agli altri, come ci comportiamo visti da fuori, i miei "costumi" sono doppi. Ne indosso sempre uno sopra l'altro. Il Maestro mi dice perché lo fai? "Non ne hai bisogno".


Non ho bisogno di nascondere il mio vero io. Sotto un costume da uomo, a pantaloncino.


I chicchi di riso rappresentano le esperienze fatte e la maturazione della personalità come compenso per le delusioni e le sofferenze subite.


Io porto i miei chicchi di riso in un contenitore inadatto, i pantaloncini da uomo, che rischiano di far cadere e perdere i chicchi dai buchi. Ancora una volta il Maestro mi prende in giro, evidenzia l'inefficacia di quel contenitore. Me ne devo liberare, non devo portarlo addosso e neanche contenerci la mia esperienza che va persa.

La cuffia simboleggia quello che avviene nella mente, che comportamento ci indicano i nostri pensieri. Indica anche il nostro adattamento sociale. Sembrerebbe un contenitore più adatto, io lo chiudo con ben due nodi.

Il nodo onirico evidenzia una situazione intricata e confusa che va chiarita.
E' anche simbolo di un legame, di una forza, una energia collegata ad un'altra energia. Con il nodo si può aprire o chiudere un passaggio, esso quindi è anche un limite oltre il quale non si può o non si vuole andare.


Tutta la maturazione, l'esperienza, le riflessioni vengono tenute chiuse dentro con un doppio nodo nella mia mente. Mi autolimito.


Il consiglio su come agire arriva alla fine del sogno:

con la libreria che è diventata un caffè. Un luogo contenitore di grande profondità ma anche di solitudine (si legge da soli) è diventato un luogo di incontro e socializzazione.

con il bagno per i soli addetti ai lavori (comparso anche nel sogno de Gli Uccelli, I Cani...) nel quale la commessa mi fa entrare comunque. Contravvenire alle regole assurde (un caffè senza bagno per i clienti è assurdo), osare di più, entrare.

con lo specchio della camera dei miei genitori, le due persone che mi hanno messo al mondo e che mi amano incondizionatamente. Guardandomi allo specchio capisco quanto è strano indossare un costume sopra l'altro. Quanto è inutile nascondere la propria vera personalità. Posticipando di vivere come vorremmo, coerenti e leali verso la nostra vera natura, e finendo per vivere una vita che non ci appartiene. Dipendendo dall'autobus, adeguandomi ad orari che mi costringono a "temporeggiare" o che mi fanno arrivare in ritardo, sulle cose della vita.


con la decisione infine di guidare la mia macchina (la mia vita) per non arrivare mai più in ritardo.

Perché ho perso fin troppo tempo.

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