lunedì 4 maggio 2009
La Compensazione
Domenica 3 Maggio 2009 - Vivo in un complesso di condomini disposti a raggiera angolata, sono fuori dal palazzo, nell'area comune. C'è il Maestro con il quale continuo a battibeccare e altri amici indefiniti. Vorrei farmi conoscere per come sono ma le continue punzecchiature mi fanno rispondere a tono e non riesco ad aprirmi. Sento che parla di me agli altri e che sta dicendo che quando sono andata dal medico, mi ha messa su una scala per vedere meglio la "compensazione", insinua che sono strana visto che devo essere visitata in posizioni anomale. Io mi ricordo vagamente di essere già stata dal medico e che mi ha effettivamente fatta salire su una scala tipo quelle da imbianchino, ma non ricordo per quale motivo, perdo il ritmo del rispondere e quindi il Maestro continua a fare battute su di me, fingendo che io non sia presente, e fa allusioni a sfondo sessuale con un suo amico. Improvvisamente mi ritorna in mente il motivo della strana visita, era per vedere meglio come stavo in piedi perché secondo il medico stavo "compensando" una stortura interna. Penso ad un'ernia al disco. Ora sono nello studio medico, oltre al dottore è presente anche il Maestro, io sto in piedi in cima ad una scala, un piede sull'ultimo gradino da un lato e l'altro piede sull'ultimo gradino dell'altro lato. Il medico sta dicendo che l'ernia va operata, parlano di continuo tra loro, ricordando di come all'inizio il medico non fosse stato accettato dallo staff del Maestro, perché a seconda del tipo di scarpe giudicavano la sveltezza nel rispondere e il senso dell'umorismo di una persona e lui indossa ciabatte di feltro, ma poi l'avevano rivalutato. Interrompo il loro ciarlare per chiedere quanto durerà l'operazione e il decorso: 1 giorno per sistemare l'ernia, 8 mesi di immobilità e un'altra cosa che non ho capito perché stavo già pensando che avrei perso le lezioni di acquagym e io non voglio rinunciarci. Sono contrariata e il Maestro sostiene che ho un carattere impossibile che faccio sempre di testa mia. Scocciata, saluto secca il dottore e me ne vado. E' infastidito perché avrebbe voluto spiegami meglio. Il Maestro gli fa un cenno con la testa "vedi, è questo che intendevo..." Ora sono in casa, arrabbiata e triste perché ancora una volta mi sono chiusa in me e sono andata a chiudermi in un luogo dove nessuno può raggiungermi. Mi sono resa ancora una volta invisibile, intoccabile, inavvicinabile e piango anche per questo. Penso che se rimarrò ferma per 8 mesi, tornerò come prima, prigioniera del mio grasso. Ma anche ora, con questo atteggiamento di fuga sono comunque prigioniera di me stessa e della mia incapacità a lasciarmi andare davanti agli altri. In lontananza, attraverso i muri, sento che il Maestro sta ancora discutendo di me e percepisco nella sua voce che è sinceramente interessato ma non vuole cedere per primo. Mi sveglio.
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