Giovedì 16 Luglio 2009 - Le portavo nel baule della macchina da mesi. Un grosso sacco pieno di scarpe vecchie, mai messe, messe e tolte subito ogni volta, nuove o mai usate. Scarpe che non mi identificano più, che non mi hanno mai rappresentato. Eppure se ne stavano li. Ogni volta d'impiccio per la borsa del nuoto e la spesa. Occupavano quasi metà del baule.
Ieri sera mi sono fermata davanti al cassonetto della Caritas, sulla strada che faccio tutti giorni, casa-lavoro, lavoro-casa, ho lanciato le mie gambe fuori dalla postazione di guida della mia macchina, con passo sicuro sui tacchi a spillo delle mie nuove scarpe ho girato intorno alla macchina, ho aperto il baule e ho preso il sacco. TAPUM!, un suono sordo e le scarpe erano sul fondo del cassonetto.
Inizia una nuova vita.
La nuova vita prevede anche l'essere spietati. Dove la pietà è il sentimento sul quale fanno leva le persone che vogliono manipolarti, che vogliono costringerti, che ti legano a sè per non farti volare con le tue ali.
Essere spietati è l'obbligatoria fase di transizione tra il volare a un metro da terra di cortile e lo spiccare il volo per sorvolare nuovi paesaggi.
Bisogna essere spietati per troncare le relazioni. E' l'unico modo. Non ci si può permettere di provare pietà. La posta in gioco è troppo alta, la tua libertà contro il continuare come prima a vivacchiare rinchiusi nel cortile.
Non si può guardare negli occhi, bisogna essere spietati, altrimenti ti ritrovi di nuovo legato e costretto in una vita non tua, abitudini, relazioni, pseudoamicizie tenute in piedi da un senso di comunione falsato.
Bisogna essere spietati con chi ti mette sotto una cappa per averti solo per sè.
Buttare senza pietà e liberarsi delle scarpe vecchie per poter volare.
2 commenti:
Ciao cara, solo per dirti che sono con te al 100% in questa riflessione e che ho sperimentato più volte cosa significhi essere dove sei tu ora.
Arriva un momento in cui devi decidere se avere pietà per la tua vita ed essere spietata con quella degli altri, o viceversa. Il momento arriva per tutti prima o poi e non c'è scampo, a quel punto dobbiamo scegliere.
E' che non abbiamo tempo ed energie sufficienti per seguire con attenzione il percorso a noi destinato (un percorso fatto di sogni, inclinazioni, passioni, relazioni, tutto da scoprire) e alimentare, contemporaneamente, relazioni di pietà, senso di colpa, ricatto affettivo. O si sta sulla propria strada o si sta su quella altrui. Non c'è un meglio o un peggio, basta sapere cosa si sta facendo e perchè lo si fa. Io scelsi di seguire la mia strada, che guarda caso, si interseca e sovrappone con quella delle persone che mi amano sul serio. Quelle le so riconoscere ormai, perchè non mi chiedono niente: solo di camminare vicini, ognuno sulla sua strada. A me stessa e a loro vanno tutte le mie energie, i miei pensieri, il mio tempo, il mio amore.
Lascio quindi a secco chi si aspetta cose ben precise da me, e vuole solo quelle, chi si alimenta delle mie fragilità per sentirsi più forte, chi non si fida di me perchè non si fida di nessuno, chi ha bisogno di me perchè è troppo pigro per sostenersi da solo. Cioè, purtroppo, le persone più vicine. Per me fu doloroso cambiare strada, vedere il loro sconcerto, sentire i loro richiami dapprima lamentosi e poi aggressivi.
Oggi mi ringrazio per aver assecondato quello che poteva sembrare cinismo, e che invece era solo una grandissima voglia di cominciare vivere, e non di sopravvivere soltanto. Tieni duro.
Grazie, ci ho messo molto a decidere di pubblicare questo post, perchè per me verbalizzare (o scrivere) coincide con l'inizio dell'azione. Finchè il pensiero rimane tale è solo la riflessione di una introversa. Ci ho messo molto perchè, come dici tu, verrà preso come cinismo, egoismo. Contrapposto a questi c'è il buonismo. A furia di essere buoni con chi non merita, si diventa buonisti, ed è tutta un'altra cosa. Che valore ha infatti fare del bene in maniera coercitiva? E questo "bene" mantiene comunque la sua caratteristica quando è fatto controvoglia? A scapito della persona che lo fa? Il famoso precetto di Gesù "ama il prossimo tuo come te stesso" spesso viene stravolto e interpretato, proprio da quelle persone che ci tengono legate, in "ama il prossimo tuo più di te stesso" dove "il prossimo",è sottointeso, sono loro e "più di te stesso" vuol dire "anche se non vuoi"...
Grazie, so che detto da te, questo tieni duro, ha un valore centuplicato. mk.
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