lunedì 30 maggio 2011

La Casa sul Fiume, il Topo, il Gatto e Filippo




Lunedì 30 maggio 2011 - Sono nella casa su un fiume. Ci abito ma non è mia, la casa è della Proprietaria, c'è anche lei. La casa sul fiume è costruita proprio sopra i massi in mezzo alla corrente d'acqua, ha i pavimenti inclinati perché seguono la pendenza. Giro per casa studiando la disposizione delle stanze e come arredarla perché la casa è anche mia. La Proprietaria è in cucina, sta lavando i piatti, ad un certo punto sento un rumore come di arrivo e mi ritrovo con i piedi nudi immersi in dieci centimetri di acqua freddissima. Guardo la Proprietaria e lei tranquilla mi spiega che succede tutti i giorni alla stessa ora, quando il fiume si alza di livello, l'acqua scorre anche in casa, è tutto nella norma, segue la pendenza e dopo dieci minuti si riabbassa il livello. Così il pavimento è sempre pulito. Penso che è una cosa strana ma ci si può abituare, basta non lasciare niente per terra, che non vuoi venga portato via dalla corrente, e fare dei mobili con dieci centimetri di spessore impermeabile alla base. Mi sveglio, ma invece sto ancora sognando, e sono nel letto di casa mia. La mia gatta salta sul letto e mi accorgo che ha un topolino piccolissimo in bocca, è morto. Cerco di cacciarla via, la scena si ripete altre due volte, ma la terza volta il topolino è vivo, sfugge dalla bocca del gatto e corre all'impazzata tra le lenzuola. Vincendo il timore lo prendo in mano, ha il pelo morbidissimo è un batuffolo vibrante con il cuore che batte fortissimo. Penso che se ne ha trovati tre, vuol dire che ce ne sono degli altri, magari in una tana, e che se avessi la casa sul fiume, l'acqua non permetterebbe ai topi di fare la tana. Decido che devo cercare la tana nel sotterraneo della casa. Libero il topolino e lo seguo. Le fondamenta della casa sono un parcheggio abbandonato, detriti e pilastri, una scala che porta alla metropolitana, tra le arcate formate dai pilastri finestre con vetri rotti rimbalzano lame di sole. Si intravede il cielo fuori, è azzurro terso. Cerco i topi, sono armata di scopa, arrivo alla tana ma invece del topo esce un gatto adulto. Penso che il topo è cresciuto e nel sogno è normale che sia diventato gatto, è la sua naturale evoluzione. La scopa non è più sufficiente per il gatto, ci vuole un badile, ma già dentro di me non voglio prendere a badilate un gatto, lo vedo camminare sinuoso ed entrare in un anfratto, dopo poco tempo ne esce un ragazzo, è alto, magro, capelli castano dorato, occhi verdeazzurri, si chiama Filippo, è l'ultimo stadio dell'evoluzione Topo - Gatto. E' adulto ma è come se fosse nato ieri, candore e ingenuità sono le sue doti. C'è una donna affianco a lui, è la Fintabionda, l'ha preso a braccetto e lo sta convincendo di qualcosa, io mi avvicino di soppiatto, prendo la mira e lo colpisco con una badilata di piatto sulla testa. Il metallo è un guizzo argenteo sulla testa bionda. Filippo si gira e mi guarda stupito, nessuna reazione, guardando il suo sguardo meravigliato e innocente lascio cadere il badile e lo sottraggo alla Fintabionda. Filippo mi spiega che gli stava dicendo che per lui è meglio cercare lavoro in un altra nazione e che avrebbe dovuto prendere la metropolitana e andarsene. Io lo fisso negli occhi, siamo molto vicini, con voce bassa gli dico che non deve ascoltare quella donna, perché non parla nel suo interesse ma vuole solo allontanarlo da qui perché ha dei progetti e la sua presenza li intralcerebbero. Prendo il viso di Filippo tra le mani, ha la pelle liscia e delicata, sottile, lo bacio sugli occhi, sento le ciglia che fremono sotto la pressione delle mie labbra e intanto mormoro che non deve andarsene che deve rimanere insieme a me. Apre gli occhi e fa cenno di si, le nostre labbra si appoggiano, le sento morbide, calde e piene. Mi sveglio.
Filippo è il nome che avrei dovuto avere se fossi nata maschio. Filippo è l'ultimo stadio della mia evoluzione, è appena nato ma è un uomo fatto. La mia parte maschile ha finalmente raggiunto la maturità. C'è una parte di me, la Fintabionda, che se ne vuole sbarazzare, per mantenermi così, nello stato precario attuale, ma Filippo è forte, resiste senza cedere alle badilate. Ha uno sguardo candido sul mondo, guarda negli occhi e sa baciare.
E' sia preda (topolino) che predatore (gatto), è pronto a scendere nei sotterranei e a viaggiare lontano per intraprendere un nuovo lavoro. E non lo ferma niente e nessuno.

...e la casa? per il momento, sono ancora con l'acqua ai piedi... non so se è positivo o negativo, si vedrà.

mercoledì 25 maggio 2011

Parlare all'Emisfero Destro

Esiste una specializzazione emisferica delle funzioni cognitive, una lateralizzazione.
Se l'emisfero sinistro del cervello capisce le istruzioni verbali, le liste delle cose da fare, l'analisi, l'emisfero destro invece funziona per immagini, "vede" la sintesi, è per cosi dire il cervello del corpo, della fisicità.

Il linguaggio per l'emisfero destro ha delle caratteristiche precise. Esso ha una struttura che non prende in considerazione gli aspetti analitici; è un linguaggio fatto per immagini e per questo evocativo.
Watzlawick parla per questo di un linguaggio terapeutico. Questo linguaggio fa parte di tutta quella serie di tecniche comunicative usate nell'approccio strategico. Già Erikson utilizzava questo tipo di linguaggio, utile nel cambiamento della struttura del problema dei pazienti. Le forme linguistiche sono quelle dell'induzione ipnotica, il linguaggio evocativo-persuasivo è rappresentato in modo eccellente dagli innumerevoli esempi tratti dalle sue terapie.
Queste forme linguistiche, proprie dell'emisfero destro sono: il linguaggio dei sogni, il linguaggio immaginativo, il linguaggio persuasivo, gli aforismi, gli aneddoti, le metafore, le prescrizioni comportamentali ecc.
La comunicazione presa in considerazione è quella evocativa, in grado, attraverso un linguaggio opportuno, di suscitare nel paziente specifiche immagini. Erickson, come detto in precedenza, utilizzava spesso questa forma di linguaggio. Alle domande dei pazienti sul perchè dei loro problemi, molto spesso rispondeva raccontando storie. Oppur molto efficacemente, per abbassare le resistenze individuali utilizzava un tipo di comunicazione estremamente efficace, per esempio in uno stralcio di induzione di trance vediamo molto bene di cosa si tratta (Erickson): "e quel fermacarte; lo schedario; il suo piede sul tappeto; la luce sul soffitto; le tende; la sua mano destra sul bracciolo della sedia; i quadri sulla parete; la messa a fuoco dei suoi occhi che cambia mentre si guarda attorno; l'interesse per il titolo del libro; la tensione che c'è nelle sue spalle; la sensazione che le viene dalla posizione sulla sedia; i rumori e i pensieri che disturbano; il peso delle mani e dei piedi; il peso dei problemi; il peso del tavolo; la vaschetta degli oggetti di cancelleria; le schede di molti pazienti; i fenomeni della vita; della malattia; dell' emozione; del comportamento fisico e mentale; il senso di riposo e rilassamento...".
Lo scorrere monotono delle parole è apparentemente senza senso, in realtà alcune frasi e parole sono poste in modo da indurre la trance, questa procedura si chiama 'tecnica di disseminazione' (interspersal technique); in un discorso apparentemente privo di senso vi è un'immagine nascosta, una gestalt con un significato ben preciso che accede direttamente all'emisfero destro.
Parlare all'Emisfero Destro quindi permette una induzione di comportamento basato sulla visualizzazione e di conseguenza più incisiva, perchè agisce su radici profonde, agisce sull'istinto.
Immaginare come se fosse già accaduto cio' che si desidera E' per il l'emisfero destro del cervello già acquisito.
L'Emisfero Destro non conosce il tempo, è solo qui ed ora. Non conosce Se e Ma, è solo Fai.
Istinto e Fai.

lunedì 16 maggio 2011

La Penna, la Carta

Ci sono cose che non possono essere scritte, che vanno solo vissute. L'intensità del momento in cui si guarda negli occhi di chi ti desidera è una sensazione così riempiente che nessuna parola può trasmettere.
Le labbra scrivono parole solo per l'altro e le appoggiano sulla sua pelle, sugli occhi, sulla bocca.
In quel momento, la penna e la carta sono i due amanti. Ognuno dei due scrive sull'altro parole che rimangono incise nella carne, nella mente, nel ricordo. Io, che sono Penna per la maggior parte del tempo, vorrei essere Carta.
La Carta dove si tracciano i segni del desiderio. Come la carta aspettare che arrivi una penna a riscrivermi. E da foglio bianco, vergine, essere riempita di tracce nuove.
Riprovare quella sensazione di essere solo in due nella bolla e godere del momento.

martedì 10 maggio 2011

La Serotonina e' un Cavallo Nero che Ti Guarda da un Cancello



Oggi ho deciso di farmi aiutare, di nuovo. Non e' facile per me, che sono abituata alla solitudine e cerco sempre, fino allo stremo delle forze di risolvere i miei problemi da sola. Senza intrusioni. Ho fatto bene. Ho ricevuto il segno che me lo conferma.
L'ho visto tornando.  Dietro il cancello di una villa, affacciato a guardarmi, c'era un cavallo. E' il cavallo che spesso ho visto la sera, lo guardavo e pensavo "ecco allora la giornata e' andata bene". Era li, pronto ad aspettarmi, passo con la macchina, rallento e lui mi segue con lo sguardo... E' uno sguardo profondo, indagatore ma libero. Quel cavallo sono io. Il  cancello che ci divide e' un cancello pronto a spalancarsi su prati verdi dove poter correre senza ostacoli.
Imparare a gestire gli impulsi ossessivi, e saperli trasformare in passione senza compulsione. Questo e' il meccanismo che gestisce la serotonina.
La capacita' di fluire.
Indipendente dal bisogno, con la capacita' di creare energia per me stessa. Sapendo creare la bolla di luce.
Padrona di me.

sabato 7 maggio 2011

Tatuaggi


Stamattina mi sono svegliata con l'urgenza di rendere reale il tatuaggio a cui sto pensando da un paio di mesi... Senza appuntamento, senza essere mai esistita nella mente del tatuatore, mai visto un negozio di tatuaggi italiano prima d'ora, parto. Il primo da cui vado e' chiuso, una convention a Roma. Scapotto la convertibile e cambio strada...penso, intensamente, al tatuggio che voglio, al significato che ha per me, e al perche' vorrei che fosse oggi il giorno... Vado al secondo indirizzo: aprono alle 12. Ho ancora due ore, vado a fare la spesa... Arrivo puntuale all'apertura del negozio. Chiedo e mi sento rispondere che di sabato e' impossibile che ci sia un buco e il primo appuntamento libero e' fra quasi un mese. Il tatuaggio che voglio io richiede solo mezz'ora di tempo... "se mi siedo qui e aspetto, magari qualcuno non viene...intanto sfoglio questi caratteri calligrafici"... La tatuatrice esce, chiede se sono arrivati i due che volevano assolutamente farsi fare il tatuaggio da lei, "non sono ancora arrivati - le risponde l'altra - ma se vuoi la ragazza sa gia' cosa vuole fare" "vieni". Seguo Kriszta, e osservo il diamante che ha tatuato sulla gola mentre lei osserva il tatuaggio che voglio farmi fare... "Mi piace, e' scritta ma sembra anche disegno a prima occhiata..." "Si". La frase le piace, "su polso ti fara' piu' male - mi avverte" il dolore e' assolutamente sopportabile, e' il giusto dolore che deve esserci quando fai una cosa che ti cambia. Esco dopo aver guardato con lei foto di libellule che volano o appoggiate su un ramo. Sono foto vere, di animali reali nella natura, ne abbiamo scelte un po' che piacevano a tutte e due con l'accordo che disegnera' una libellula per me. Alla ragazza che mi aveva accolto mostro i tatuaggi che ho fatto, "sai che e' quasi incredibile che mi avevi chiesto se potevi farli subito e si e' liberato un posto giusto per te..." "Mi capita a volte - le dico - desidero cosi fortemente una cosa che per me ha un significato speciale, che gli eventi si spostano per farmela ottenere... Non lo faccio con tutto, solo con le cose che hanno un significato particolare per me. Stamattina ho detto deve essere oggi. E cosi e' stato. Grazie a tutte e due!" I miei tatuaggi sono solo due scritte, ma sono importanti per me. Mi ricordano una persona e quanto e' stata determinante nelle scelte che sto rendendo reali a questo punto della mia vita. Quello che mi ha portato ad essere come sono e che me lo ha fatto incontrare, grazie a questo ho capito che dovevo fare l'ultimo pezzo del percorso, e diventare libera. Mi ha insegnato l'amore, anche se forse non credeva di farlo, e io per questo non la dimentichero' mai.

martedì 3 maggio 2011

Conosci il Tuo Nemico

Come ogni anno si sente in questo periodo, fortissimo, il profumo dei tigli in fiore. Viaggio cabriolet, bombtrack a palla, le lacrime sul bordo. Conosci il tuo nemico, lo conosco: sono io. 

lunedì 2 maggio 2011

La bestia a due schiene

 
...La sua abilità nello spogliarla, la facilità con cui le fece passare il vestito sopra la testa senza incastrare la cerniera con la sua coda e la velocità con cui sciolse l'elastico che le teneva fermi i capelli la impressionarono. Deve avere una figlia, pensò Sarah. Gli uomini con delle figlie sapevano come svestire una ragazza. Ma anche lei aveva delle carte con cui impressionare il suo amante: materializzò come dal nulla un preservativo, lo scartò con una mano e glielo infilò ancor prima che lui protestasse perchè preferiva farlo senza. Quindi, con un movimento di bacino quasi impercettibile, uno slittamento pelvico appena visibile, lui si trovò dentro di lei. Il suo volto cambiò all'istante, trasformandosi in quell'espressione che faceva quasi innamorare Sarah di tutti gli uomini che si portava a letto: stupore, miscelato a gratitudine nei suoi confronti per avere permesso che ciò accadesse. Nella maggior parte dei casi, quell'espressione appariva soltanto all'inizio, poi si modificava in una maschera di trionfo o di determinazione a concludere. Ma questo padre leggermente sovrappeso e dallo sguardo dolce rimase stupito fin quasi alla fine. Sarah venne, come succedeva di solito, perchè conosceva alla perfezione il funzionamento del proprio corpo: in quale posizione mettersi, come rilassare i muscoli, lasciarsi andare e irrigidirsi, e posticipare l'orgasmo dell'amante perchè potesse raggiungere il suo. Il professor Carr - un altro uomo che aveva imparato dalle figlie come spogliare una ragazza senza scompigliarle i capelli - le aveva rivelato quei segreti, e gliene sarebbe stata grata per tutta la vita. Ma le aveva anche insegnato che un orgasmo non significa nulla: era solo un grido o uno starnuto. Così, sebbene ricercasse il piacere sessuale come la dipendenza da una droga e raggiungesse l'orgasmo a ripetizione, sperava ogni volta nella componente nascosta: la fusione in un'unica entità, la creazione della bestia a due schiene. Ogni volta, e con ogni uomo, attendeva quel momento trascendente, la fusione del proprio io che permetteva di assorbire un altro io già fuso: desiderava disperatamente che non fosse il professor Carr l'unico a ridurla in quello stato. (la bestia a due schiene - emily maguire)
Purtroppo questo pezzo non l'ho scritto io, mi è tornata in mente la figura di questo amante che sa spogliare una ragazza senza scompigliarle i capelli, perchè è padre di una figlia femmina. E' una cosa che mi ha sempre colpito, la competenza, la praticità delle mani di un uomo, nel togliere rapidamente i vestiti. Senza malizia, erotismo, ma come quando sei in ritardo per la scuola, i codini già fatti, e il papà ti veste senza spettinarti un capello... ed è proprio per questo motivo, la competenza delle mani, che diventa erotico.