sabato 28 aprile 2012

La Triste Verita' - Lavori in Corso


Sabato 28 aprile 2012 - Ho organizzato una cena sul balcone, ci sono parecchi invitati, gente che conosco e gente nuova. Tra le persone nuove c'e' questa ragazza, esile, bassa, jeans scuri e camicetta verde, ha i capelli corti alla maschietta e lentiggini appena accennate, si chiama Stefania. Sta parlando animatamente con qualcuno e da alcune parole che sento realizzo che potrebbe avere una relazione con K. Improvvisamente mi si apre tutta una nuova prospettiva, con una scusa mi avvicino ed inizio a parlare con lei. All'inizio e' un po' restia, ma riesco a farle capire che per me e' una buona notizia e le chiedo molto serenamente cosa ci trova in lui. Lei percepisce la mia empatia e assenza di gelosia e me lo spiega. Le cose che li accomunano sono proprio quelle che mi hanno sempre diviso da lui, prima in maniera inconscia poi in maniera piu' emersa. Mi chiede se il petting ha funzionato, si ma...non e' quello...sono contenta che loro stiano bene, mi sento libera. Mi sveglio felice, felice davvero. Finche' mi rendo conto che non e' vero, che era un sogno. Mi riaddormento. Sono ora sulla strada che porta alle mie scuole medie, ci sono i lavori in corso, i cartelli di deviazione continuano a farmi andare nella direzione opposta a quella che voglio. Sono alla guida della mia macchina, a bordo con me ci sono alcune mie colleghe, continuano a mutare...vedo le macchine scorrere sulla strada dove voglio andare io, ma a separarmi da quella strada c'e' un buco profondo due metri tutto transennato. Seguo le indicazioni di deviazione, tenendo presente pero' che dove voglio andare io e' di la...tengo attivata la mia bussola interna perche' appena riesco a svoltare voglio farlo. Mi sveglio.

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venerdì 27 aprile 2012

Denti

Venerdì 27 Aprile 2012 - Convivo con quindici persone in una villetta americana, prato davanti, nessuna recinzione, barbecue sul retro. E' un gran casino, gente in continuo movimento, qualcuno mi ha fissato un appuntamento dal dentista. Vogliono rimuovermi tutti i denti e impiatarmene di nuovi. Io sono continuamente sballottata da un gruppo all'altro, c'è una festa. Sono venuti a prendermi, mi caricano in macchina e ci dirigiamo verso il dentista. Nel retro della limousine la festa continua, la confusione è talmente assordante che mi metto le mani sulle orecchie. Improvvisamente realizzo dove mi stanno portando e a fare che cosa, mi guardo i denti riflessi nella cromatura degli interni della macchina, mi immagino con i denti nuovi, tutti uguali, forse più bianchi ma non miei, finti. Cerco di aprire la portiera, voglio scendere dalla macchina in corsa, penso che è una limousine di 16 metri, non può andare molto veloce quando curva. Aspetto paziente, la mano pronta sulla maniglia, vedo un ritaglio di strada dal finestrino, sta arrivando una curva piuttosto impegnativa. Giro la maniglia, la macchina si imbarca, la portiera si apre naturalmente seguendo la pendenza e io mi lancio fuori. Atterro con una capriola nel prato di un'altra villetta molto simile a quella da dove provengo. Mi alzo, rassetto i vestiti ed inizio a camminare in direzione di un'altrà città. Mi sveglio.
 

lunedì 23 aprile 2012

Sotto Copertura

Lunedì 23 aprile 2012 - Sono un poliziotto sotto copertura, mi sono infiltrato in una banda di trafficanti di droga e arte. Passo le mie giornate a fare da tirapiedi ad un capetto minore, in attesa che si incontri con il pesce grosso. Il giorno della visita, una piccola banda di ladruncoli scapestrati ha deciso di fare il colpo proprio qui. Nella villa del pesce piccolo. Mentre dall'entrata principale si snoda il corteo di guardie del corpo, scagnozzi, prostitute di corte che precede l'entrata del Grande Capo, dall'entrata posteriore, che porta in cucina, entrano i malviventi sfigati. Io, che stavo salendo dalla cantina, rimango bloccato tra i due fuochi. Il telefono in crush, senza pistola perché ho lasciato fondina e giubbotto di pelle, li in cucina, sulla spalliera della sedia. Inizia una sparatoria, mi colpiscono, ma non sono proiettili, sono aghi. Da sotto la porta di servizio infilano una busta enorme, hanno suonato il campanello e se ne sono andati...sulla busta c'è il mio nome in codice Mascia Torso, la apro e dentro trovo foto stampate su acetato 50x70, le rimetto dentro sono foto mie compromettenti. Dietro di me un'altra guardia del corpo ha visto in parte il contenuto, ma riesco ad imboscare il materiale, lo recupererò dopo. Improvvisamente sono nel parco della villa. La sparatoria è roba passata, rifletto sul mio incarico sotto copertura, non mi dispiace, se non per il fatto di non poter mai stare da solo completamente rilassato. Devo stare guardingo e armato perché in qualsiasi momento potrebbe avvicinarsi un Franco qualunque che mi fa saltare. Mi assicuro la pistola sotto l'ascella, stringo il giubbotto e mi sdraio sull'erba. Il prato in pendenza mi permette di vedere il bosco e il laghetto. Mi sveglio.

domenica 22 aprile 2012

Il Tunnel al Polo, la Grotta, il Ragazzo Caucasico


Domenica 22 aprile 2012 - Mi trovo al Polo Nord, non ricordo come ci sono arrivata, ma dalle valigie e i corpi sparsi sotto la tormenta di neve, deduco che c'e' stato un disastro aereo. Recupero la mia valigia samsonite gialla e inizio a scavare. Sono sottoterra ora, sopra di me sento ancora il rumore del vento nonostante lo strato di terra e di ghiaccio che mi separa dalla superficie. Sotto il Polo Nord c'e' una rete di cunicoli, non so chi li ha scavati, sono un labirinto. Ho la consapevolezza che non mi troveranno mai, perche' i primi due mesi li ho passati fuori nutrendomi di neve e non e' passato mai nessuno. Ragiono e penso che il solo tunnel giusto, che mi portera' in salvo, e' quello con la pendenza in discesa. Mi incammino, trascinandomi dietro la mia valigia gialla e K. che non da segni di vita, ma non posso mica lasciarlo li. Cammino per giorni, all'inizio continuo a cibarmi di neve, e' l'unica cosa commestibile che trovo, poi piccole radici secche mi fanno capire che sono sulla strada giusta. Ogni tanto faccio un buco per guardare fuori, il paesaggio e' ancora bianco. Bianco...bianco... bianco... Ora trovo radici piu' carnose, sembrano radici di piantine vive, riprovo a sbucare fuori e sono su una montagna, li sotto inizia il bosco. Esco. Camminare nel bosco in discesa e' piu' difficile, per un attimo penso che ho fatto male ad uscire dal cunicolo, che comunque, per la via sotterranea sarei arrivata lo stesso ad incontrare il primo paese abitato. Scorgo delle case, dai tetti salgono volute di fumo di camino. Lascio andare il corpo di K. lo troveranno e qualcuno ci pensera', nell'altra mano stringo il cordino a cui e' legata la valigia, passo davanti a un vetro, il riflesso che rimanda di me non sembro io, pensavo di essere ancora uguale, ma dal vetro mi guarda una ragazza pelle e ossa, le guance scavate, gli occhi due orbite nere. Penso che per forza, ho potuto nutrirmi solo di neve per mesi e poi di radici secche...
Mi sveglio. Mi riaddormento. E' passato qualche mese e sono tornata quasi normale. Vivo ora in una citta'. Cammino sempre, sono stanca. Mi siedo ai bordi di una strada trafficata e mi si avvicina un gruppo di ragazzi e ragazze. Uno di questi mi chiede se voglio che mi faccia una pedicure. Accetto. Andiamo nel suo studio che e' ricavato nella cantina della casa dei genitori. Mi siedo ad un tavolo ingombro di strumenti meccanici, mentre chiacchiero con la sorella, il ragazzo si mette in grembo il mio piede ed inizia a lavorare. Ogni tanto sento male e lo inarco, allora lui me lo blocca legandolo ad un bastoncino di legno che lo tiene in posizione. Guardo il mio piede bianchissimo appoggiato alle sue cosce, indossa dei jeans chiari, ci guardiamo, e' molto magro, esile, ha pelle chiarissima capelli biondi ma occhi verdi, caucasico. Prende il mio piede e se lo avvicina all'inguine, capisco immediatamente perche' fa questo lavoro, il contatto con il mio piede ha smosso qualcosa. La sorella cerca di distrarmi, vuole farmi parlare, ha un modo di fare che non mi convince, e' tutto permeato da un'aria truffaldina. Mi volto verso il ragazzo che sta finendo il secondo piede e noto che mi ha messo uno smalto cangiante color lilla', gli dico che lo volevo rosso e lui risponde che quello puo' fare anche da base, sopra ci metteremo il colore che voglio. Pago e dentro di me so gia' che non tornero' piu' qui a farmi fare i piedi. Un po' mi dispiace, vorrei dare consigli su come tenere l'ambiente per renderlo piu' adatto...il ragazzo sta armeggiando con dei vecchissimi televisori, dalle profondita' di uno tira fuori una cassetta e me la porge, e' il filmato ripreso mentre si dedicava ai miei piedi. Si alza e mi segue, io saluto la sorella e le dico di utilizzare le immagini per publicizzare su internet. Siamo fuori, cammino con i piedi nudi infilati in due ciabattine infradito, il sole caldo scalda la pelle bianca, lo smalto manda riflessi multicolori ad ogni movimento, noto che lo ha abbinato alla maglietta che indosso. Passiamo vicino ad una fontana ai piedi di una gradinata di marmo grigio. Il ragazzo non parla molto, ma non e' imbarazzante stare in silenzio con lui. La luce e' di quella primaverile un po' fredda, la citta' e' austera. Entriamo in un sottopassaggio e davanti a me si snoda uno svincolo complesso di strade. Mi vengono in mente le Grotte di Postumia, glielo dico, lui non le conosce, e mentre gli racconto di queste grotte naturali sotto le quali ci sta anche una chiesa, che sono formate da stalattiti e stalagmiti, il ragazzo mi guarda fisso, mi prende le mani e se le avvicina al grembo. So che mi sta per baciare. Mi sveglio.

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sabato 21 aprile 2012

Replicante


Sabato 21 aprile 2012 - Sogno di essere tornata a scuola, il liceo a Novara, ma e' una scuola di danza quella di stanotte. C'e' un compleanno, veniamo trasferite in un altra classe, sui banchi ci sono gia' piattini e bicchieri di plastica. Io ho l'eta' attuale, sono vestita di nero, tacchi alti, pelliccia, rossetto rosso, capelli tirati su come negli anni '40. Una mia compagna mi spinge verso il calorifero, si addossa a me, siamo a contatto, ci muoviamo all'unisono ma e' lei che comanda. Lei mi somiglia moltissimo, potrei essere io, e' vestita e pettinata come me, ma e' piu' aggressiva di me, carica, ferina. Guardo i banchi di scuola, mi ricordano che devo imparare, la mia compagna mi prende il viso e lo gira verso di se, vuole che la guardi negli occhi mentre mi si muove sopra. Mi sveglio.

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venerdì 20 aprile 2012

Io Sono Viva

Venerdì 20 aprile 2012 - Sto guidando verso casa, dopo la piscina, l'asfalto e' vinile bagnato da cui si sollevano onde di bassa marea fatte di nebbia. L'erba illuminata dai fari della mia auto fluttua di un verde tenero e vibrante. Abbasso il finestrino, annuso l'aria: e' ancora carica di temporale, fa un rumore elettrico. Guardo in alto, oltre il pizzo nero del bosco il cielo e' turchese profondo, le mani cercano carne. Sono viva.
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giovedì 19 aprile 2012

Cambiare Strada

Circa un anno fa, in questo periodo, stavo soffrendo tantissimo. Vivevo immersa nel buio, la luce mi dava talmente fastidio che mi si era sviluppata una malattia psicosomatica, occhi rossi e lacrimanti sempre. Cosa soffrivo? Solitudine, sensazione di impotenza e di essere incompresa. Inoltre per andare al lavoro passavo in una via dove sapevo c'era una persona che secondo me era in parte artefice del mio malessere. Senza che neanche mi conoscesse. Ogni volta passavo davanti al negozio dove lavora e mi ritornava a galla tutto. Ci ho messo un po', circa due mesi, per escogitare una soluzione. Ho cambiato leggermente strada. E' bastato svoltare prima ed evitare di passare in quella vietta per poi ricongiungermi alla strada solita. Cosa succede quando si cambia strada? Non è la prima volta che lo faccio nella mia vita, per questo è una soluzione che so che funziona. Se io devo andare da un punto A a un punto B, nella geografia reale ci possono essere molte strade. Alcune più scorrevoli, alcune più lunghe, quelle brevi ma brutte, quelle panoramiche...se devo andare al lavoro e voglio cambiare strada, per forza di cose mi ritroverò a fare una strada che richiede più tempo. Perché di solito la prima opzione che si sceglie è la via più breve. Ho dovuto puntare la sveglia dieci minuti prima. All'inizio mi innervosivo per le macchine che andavano lente...perché sapevo che con l'altra strada avrei tagliato un pezzetto. Ma ho tenuto duro. Quando cambi strada succede che vedi cose che non avevi mai visto. Il tempo in più ti permette di pensare di più.
Quando cambi strada obblighi il tuo cervello a riconsiderare tutto. C'è un periodo di ricomposizione mentale per costruire le mappe da seguire in automatico.
Tutto questo lavorio è linfa nuova per la mente. Nuove prospettive. O meglio un nuovo modo di vedere la solita cosa.
Cosa è successo? E successo che la mente, che è sempre alla ricerca di soluzioni, ha riconsiderato anche la situazione psichica di disagio. Ha visto cose nuove e ha valutato con un punto di vista differente quelle abituali.
Lasciando che la tensione della concentrazione per risolvere una cosa pratica, prendesse il posto della tensione emotiva ho lasciato che l'emotività sbollisse. Privata dal ribollio emotivo, la sofferenza diventa più gestibile. Finché arriva un giorno, dopo essere implosa per sette mesi ma questa è un'altra storia, finché arriva un giorno che dici che bello quell'albero...la corteccia nera e lucida di pioggia, piccoli germogli di tenerissimo verde appena spuntati solo sulle punte dei rami...ti fermi e lo fotografi, la foto viene uno schifo perché piove e sei su una curva da cui può arrivare veloce qualsiasi cosa che ponga fine alla tua vita, ma l'albero è bellissimo, vivo! Ne senti l'energia che sale dalle radici e scorre nei rami svettanti.
E ti rendi conto che non avresti potuto vederlo se quel giorno, in cui ho lasciato penetrare la luce nel buio per un attimo, non avessi deciso di cambiare strada.
Non avresti potuto vedere con occhi guariti, quello che la vita ti pone davanti.

domenica 8 aprile 2012

Camminare nel bosco di notte


Domenica 8 aprile 2012 - Sono in ufficio, le scrivanie tutte raggruppate in un' unica stanza, stanno imbiancando. Parliamo di Marta Preda una collega che nessuno ha mai visto perche' il primo giorno di lavoro ha mandato il certificato di inizio maternita'. Grazie a lei siamo tutte controllate. Io so come fare, ma questo clima mi innervosisce. Esco, invece di stare fuori a fumare inizio a camminare. Il paese e' diverso, e' una cittadina costruita all'interno di una fortezza. Le strade sono strette, niente macchine, di acciotolato, si snodano come un labirinto, proseguo. E' quasi tutto il giorno che cammino, sono arrivata alle mura della citta' fortificata, incontro un uomo e gli chiedo come faccio ad uscire, mi mostra una porta nel muro, la apre, fuori mi dice c'e' un lungo tratto di strada nel bosco e ora e' notte, non e' consigliabile pero' se voglio...guardo oltre l'apertura nel muro che racchiude la fortezza, c'e' una scala che porta giu', una strada rosso sangue che taglia il bosco, rumore d'acqua, la strada e' in effetti il letto di un fiume, dove scorre un sottile strato d'acqua che produce il rumore che avevo sentito. Penso che se devo camminare nel bosco di notte inciampero' nei rami e nelle radici, al buio completo senza avere un punto di riferimento... L'uomo sembra sapere i pensieri che agitano la mia mente, mi guarda, ha in mano un pezzo di carta, mi dice con gli occhi "...e inoltre..." lancia la carta stropicciata sulla strada rossa, appena tocca il suolo, in volo arrivano decine di uccellini che si avventano stridendo sulla pallottola di carta. "...ti pungerebbero dappertutto... - mi dice - se vuoi puoi dormire da me, ti dai una risciacquata, mangi qualcosa, ti riposi e domani, con la luce, vai..." Lo guardo negli occhi, ha uno sguardo profondo e limpido. Sento che mi posso fidare. Mi sveglio.
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Sabot

...mi riaddormento...
Sto guidando la mia macchina, sono nervosa, seduto a fianco a me c'e' un misto tra mio fratello e un uomo che ho appena conosciuto. Arrivo ad uno stop di una strada alternativa a quella che faccio di solito, mi fermo. Non riesco a guidare bene perche' indosso dei sabot e il destro si incastra continuamente sotto l'accelleratore. L'uomo mi tocca l'inguine, lo fa con competenza, io vengo subito, nel sogno realizzo che sta succedendo realmente, la scarica di tensione elettrica che conosco bene provoca contrazioni sincopate e rapide e il diffondersi di un calore che ha origine dal centro di me. Sento che l'uomo dice "...ecco cosi.." come qualcuno che sa cio' che ha provocato, ne ha la sicurezza. Mi sveglio, gli ultimi strascichi dell'orgasmo che si stanno esaurendo.
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Denti

...e' quasi mattina mi riaddormento di nuovo, sento pulsare la testa, l'inizio di una emicrania... Sono in piscina, in acqua, la lezione e' appena finita, mi dirigo verso lo spogliatoio, le doccie sono in una struttura di metallo simile a quelle che si usano per mungere le mucche, inserisco una moneta da 20 cent nella gettoniera, ma la moneta si incastra, ci vuole da 10... Chiedo a qualcuno se me la puo' cambiare e inserisco due monete da 10, la prima me l'ha mangiata la macchina. Salgo i gradini di metallo ed entro nel container per la mungitura per fare la doccia. Dentro c'e' gia' una ragazzina dai capelli rossi. Sto facendo la doccia ed improvvisamente mi ritrovo a fare pipí con la doccia che si e' fermata. Guardo in basso, la pipí e' tantissima, inarrestabile, di un color oro scuro inequivocabile e in piu' fa un rumore assordante sul pavimento di metallo, la ragazzina mi guarda, io sono imbarazzata, poi ride e fa spallucce, con il piede nudo spinge la mia pipí verso lo scarico. Io mi verso bagnoschiuma che sembra miele liquido sul viso, per non sentire l'odore ma mi rendo conto che la pipí non ha odore. Esco, mi sto asciugando davanti ad un grande specchio, sento che ho qualcosa che non va ai denti. Gia' prima, durante la lezione mi facevano male. Mi avvicino allo specchio, guardo i denti, si stanno staccando, ormai dondolano appesi solo per un piccolo pezzettino, ho il terrore di rimanere sdentata e cerco di rimetterli al loro posto, sono proprio gli incisivi, avro' il buco davanti, guardo meglio e vedo che un incisivo nuovo e' spuntato, come i palettoni che crescono dopo i denti da latte quando hai sette anni, stacco il dente dondolante, sotto i miei denti vedo dei denti nuovi, microscopici come quelli dei gatti, stanno crescendo, ne tocco uno piccolissimo, ha una cosistenza semidura, di fianco denti a vari stadi di sviluppo hanno gia' raggiunto la durezza normale. Penso a mio zio Aurelio che aveva una doppia fila di denti come gli squali, mi sveglio.
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sabato 7 aprile 2012

Con la Metropolitana Giapponese

Sabato 7 aprile 2012 - Cammino verso il fondo della stazione centrale, dove si esce verso i binari, oltre il binario 13a, a sinistra appena fuori dalla volta ci sono le scale mobili che scendono sottoterra per prendere la metropolitana giapponese. Con me c'e' Laura, abbiamo fatto shopping. Metto il piede sul gradino e sento un rumore caratteristico, come un cigolio, mi affretto so che quello e' il rumore che in Giappone avvisa che il treno sta partendo. Mi accorgo che il cigolio era dovuto ad un gradino della scala mobile, ma due ragazzi giapponesi hanno capito che io so e mi guardano compiaciuti. Il treno sta veramente partendo, ma i manovratori ci vedono e ritornano indietro di un metro per farci salire, sorrido coprendomi la bocca con la mano, siamo a bordo. Nel vagone sono tutti italiani, ci sediamo. Al mio fianco e' seduta una donna bionda, assomiglia a Marta Marzotto da giovane, ma e' fredda, controllata, mi racconta del suo compagno. Arriva il controllore giapponese, Laura e io tiriamo fuori il microchip che funge da biglietto, il mio cade. Subito il controllore mette in atto la manovra di ripristino, tira fuori dal taschino della divisa una chiave trattenuta da un cordoncino, deve annodarmela ad un dito, ma non puo' essere lui a farlo, chiama il passeggero seduto di fronte a me, e' un ragazzo con capelli lunghi da cui pende, arrotolato ad una ciocca, un bigodino. Il controllore spiega al ragazzo come deve annodarmi la chiave intorno al dito e gliela consegna. La manovra riesce dopo qualche difficolta', il controllore sorride soddisfatto e pronuncia una parola in giapponese che sembra sancire la fine della cerimonia. Il treno e' arrivato a fine corsa. I passeggeri scendono, ma io e Laura dobbiamo andare in bagno, ci infiliamo in uno scompartimento che sembra la ricostruzione di uno scompartimento dell'Orient Express. Appoggiamo le borse, entro in bagno devo fare pipí. Mi sveglio.

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domenica 1 aprile 2012

Il Venditore di Bambole

Domenica 1 Aprile 2012 -  Sono su una strada in discesa, assolata e deserta, crepe nei marciapiedi di cemento, asfalto sollevato dalle radici di pini marittimi polverosi. Voglio prendere il sole e mi sdraio sul bordo del marciapiede. Mi si avvicina un vecchietto basso, morboso e segaligno, ha un banchetto ambulante tipo quello delle giostre, vende bambole. Mi parla, io non voglio ascoltarlo, provo fastidio per il suo essere insistente e voler stare vicino a me. Sfrutto un attimo in cui è distratto da un potenziale cliente, tiro su il mio telo di spugna e mi sposto, più in alto, mi sdraio sotto la mezzombra dell'unico pino che conserva qualche ago verde. Guardo in alto, tra i rami spiccano ritagli di cielo turchese. Mi sveglio.