Sabato 7 aprile 2012 - Cammino verso il fondo della stazione centrale, dove si esce verso i binari, oltre il binario 13a, a sinistra appena fuori dalla volta ci sono le scale mobili che scendono sottoterra per prendere la metropolitana giapponese. Con me c'e' Laura, abbiamo fatto shopping. Metto il piede sul gradino e sento un rumore caratteristico, come un cigolio, mi affretto so che quello e' il rumore che in Giappone avvisa che il treno sta partendo. Mi accorgo che il cigolio era dovuto ad un gradino della scala mobile, ma due ragazzi giapponesi hanno capito che io so e mi guardano compiaciuti. Il treno sta veramente partendo, ma i manovratori ci vedono e ritornano indietro di un metro per farci salire, sorrido coprendomi la bocca con la mano, siamo a bordo. Nel vagone sono tutti italiani, ci sediamo. Al mio fianco e' seduta una donna bionda, assomiglia a Marta Marzotto da giovane, ma e' fredda, controllata, mi racconta del suo compagno. Arriva il controllore giapponese, Laura e io tiriamo fuori il microchip che funge da biglietto, il mio cade. Subito il controllore mette in atto la manovra di ripristino, tira fuori dal taschino della divisa una chiave trattenuta da un cordoncino, deve annodarmela ad un dito, ma non puo' essere lui a farlo, chiama il passeggero seduto di fronte a me, e' un ragazzo con capelli lunghi da cui pende, arrotolato ad una ciocca, un bigodino. Il controllore spiega al ragazzo come deve annodarmi la chiave intorno al dito e gliela consegna. La manovra riesce dopo qualche difficolta', il controllore sorride soddisfatto e pronuncia una parola in giapponese che sembra sancire la fine della cerimonia. Il treno e' arrivato a fine corsa. I passeggeri scendono, ma io e Laura dobbiamo andare in bagno, ci infiliamo in uno scompartimento che sembra la ricostruzione di uno scompartimento dell'Orient Express. Appoggiamo le borse, entro in bagno devo fare pipí. Mi sveglio.
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