domenica 16 dicembre 2012

Tempo Sospeso e Tempo Manifesto

A volte è facendo una cosa mai fatta prima, semplice o complicata non importa, che si ha quello che in gergo si chiama "epifania" .
Per tanto tempo ho vissuto aspettando, riempiendo i tempi vuoti tra il lavoro e il tornare a casa. Perché il tornare a casa significava spesso la fine della giornata. Anche alle cinque. Ecco che nella spasmodica voglia di vivere il tempo frequentavo corsi, facevo la spesa, a volte mi fermavo semplicemente sulla strada, per pensare o scrivere o ascoltare il silenzio o la musica.
Era pero' comunque e sempre un tempo sospeso.
Cosa vuol dire sospeso? Sospeso è quel tempo che non ha valore intrinseco ma lo acquisisce solo perché è al posto di qualcos'altro che è peggio. Vivere sospesi, in attesa che succeda qualcosa che sblocchi lo stato di sospensione.
Quanto si può andare avanti così? Dipende dalla condizione umana di ciascuno, se si sa ciò che manca o se se ne ha solo una vaga impressione.
Quando si capisce che è un tempo sospeso?
Quando nasce viscerale l'esigenza di avere un luogo in cui tornare per vivere il proprio tempo.
Io ho capito che avevo bisogno di cambiare il tempo sospeso. La sua qualità. Ho preso decisioni sull'onda dell'emotività e dell'istinto, senza sapere esattamente cosa stessi facendo. Il concetto si dipanava insieme all'azione. Anzi era sempre un po' più indietro rispetto ad essa.
E' stato quando stavo usando l'uncinetto per fare delle frange ad un bordo di pizzo che avevo cucito accorpandolo ad un vecchio asciugamano di lino per farne una tenda che ho capito. La tenda era per la finestra del bagno della mia casa. Dopo le elementari non avevo mai più preso in mano l'uncinetto e anche adesso non è che lo uso frequentemente, è li. Forse ha esaurito la sua funzione.
Improvvisamente mi si è chiarito tutto. Ero nella mia casa, tornata dal lavoro ad orario ridotto (una delle condizioni che ha accellerato la decisione di transizione, angosciata di avere ancora più ore di tempo sospeso da riempire in qualche modo) ero nella mia casa e ci ero tornata subito, per finire il lavoretto della tenda. Ero li che entravo con l'uncinetto dentro e fuori dai buchi e improvvisa si è palesata la consapevolezza che quello era esattamente il luogo dove volevo essere, e la cosa che stavo facendo esattamente quello che volevo fare.
Improvvisamente il tempo sospeso è diventato manifesto.
E' solo un cambio di percezione di se nel tempo e nel luogo. Prima sei in un posto per non essere in un altro e poi sei in un posto perché è proprio li che vuoi essere.
La vita è solo essere in un luogo per fare una cosa? No. Non per me almeno.
Cominci a vivere nel tempo manifesto e ti accorgi chi aveva favorito il tempo sospeso. Oltre a noi stessi è ovvio...
C'è sempre intorno a noi chi ha un vantaggio nel nostro perdurare nel tempo sospeso.
Spesso, inconsapevolmente o meno, sono le persone su cui noi abbiamo investito e che abbiamo deputate alla felicità.
Se è vero che ognuno di noi è responsabile della propria felicità, è anche vero che si ha il potere di aumentare la felicità di un altro. Come? Ognuno ha la sua chiave e la sua serratura. Chi possiede la chiave che apre la serratura dell'altro è depositario di un grande dono. Apre delle porte che l'altro pensava chiuse e si può iniziare ad esplorare nuove stanze nella casa-corpo-psiche insieme.
Chi non ha la chiave per la tua serratura ti lascia li, a languire. Per metà inesplorato e irrisolto, con la consapevolezza inconscia che ci sia altro, ma senza averne la certezza. Ti muovi nella casa, appoggiando l'orecchio alle porte chiuse, non sapendo come fare ad aprirle, curioso e visceralmente sicuro che li dietro c'è qualcosa per cui vale il tempo di tornare a casa.
Chi ti mantiene nel tempo sospeso ti lascia in sospeso in tutto, egoisticamente pensando che le poche stanze in cui ti aggiri siano sufficienti, ti lascia solo ad aspettare. Nel tempo sospeso non vivi, senti di non essere tu. La casa improvvisamente è stretta e piccola e assomiglia ad una prigione. Continui a stare fuori, sempre di più, il più tempo possibile fuori di li.
Ma è anche quello un tempo sospeso. Un tempo senza casa, senza stanze da scoprire ed aprire ed esplorare.
Nell'analogia tra casa, corpo e psiche è un tempo al di fuori di se.
Il bisogno di casa, il bisogno di condivisione del tempo è un bisogno umano. E' la forza motrice della crescita personale e di coppia. Se il desiderio di condividere il tempo nella stessa casa è un desiderio di entrambi, questa è una coppia. Non importa quanto sarà grande la casa, ci saranno sempre stanze del corpo e della psiche da aprire ed esplorare. Che si aggiungeranno al corpo di entrambi. Compagni di viaggio nell'esplorazione del vero se'.
Come si riconosce il tempo manifesto?
Il tempo manifesto è quando sei proprio dove vuoi stare e con chi vuoi essere.
Si palesa improvviso e ti pervade tutto. Spalanca ogni porta sensoriale in te e nell'altro e senti che esisti perché sei felice e rendi felice l'altro.
Vivi. E' tutto qui.

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venerdì 30 novembre 2012

La Città Sotto la Metropolitana


Venerdì 30 Novembre 2012 - Sto andando al lavoro con le mie colleghe, ci spostiamo con la metropolitana, la maggior parte della città si trova sotto, come in un futuro prossimo, ci sono chiese, cinema, negozi, uffici, tutto sotto in piazze sotterranee poco al di sopra del livello della metropolitana.
Siamo in ritardo ma dobbiamo recuperare qualcosa da mangiare per la pausa pranzo. C'è un dispenser di cibo biologico, merendine, germogli, primi piatti...inseriamo le monete, ognuna sceglie un cibo ma siamo in ritardo, il dispenser si è incastrato, dobbiamo andare. Scendiamo di nuovo sottoterra poi io mi rendo conto che con il mio modo di fare le scale posso tentare di tornare indietro e recuperare il cibo per tutte. Le lascio e comincio a correre, immediatamente entro in modalità scale, tocco con un piede solo un gradino, con le mani mi aggrappa al corrimano e con un movimento ad elastico procedo volando di tre quattro gradini alla volta. Ci sono dei neri radunati vicino ad un chiosco cercano di fermarmi con complimenti e io senza fermarmi rispondo "secondo te una che fa le scale così ha tempo di fermarsi a parlare con te?" salgo di livello in livello fino ad uscire all'esterno, dove c'è il dispenser, evito un gruppetto di persone, vedo i nostri cibi che nel frattempo sono caduti fuori, mi domando per un attimo chi aveva preso che cosa poi decido e prendo tutto. Rifaccio la scala alla stessa maniera ma scendendo arrivo appena in tempo per salire sul treno. Le porte si chiudono dietro di me.

martedì 6 novembre 2012

The Blue Fly - Il Tempo della Mosca

Ieri sera, mentre preparavo la cena, e' entrato in casa un moscone. All'inizio credevo fosse una cimice, tanto era il rumore che faceva e tanto era grosso. Poi si e' appoggiato nel cerchio di luce della lampada sul mobile, spostavo la lampada e il moscone si spostava per rimanere nel cerchio caldo.
Era a suo modo bello...la parte finale del corpo rigata come un piccolo bombo. Come fosse fatta di velluto nero e blu.
Se ne stava li, tremante di freddo al calore della lampada. Ho avuto pena di questo insetto fuori tempo. Le mosche sono creature di luce, in estate per farle uscire di casa e' abbastanza creare il buio e lasciare uno spiraglio di sole che entri di taglio dalle persiane. In pochi minuti escono da li seguendo il raggio...
Ma siamo in autunno, la sera diventa scuro presto. Ho aperto la finestra e spento tutto in casa, per dare una possibilita' di fuga. Faccio sempre cosi.

<<Esiste una teoria secondo cui le mosche vivono su un piano di temporalità diverso dal nostro. Per questo motivo sarebbe difficile seguirle nelle loro evoluzioni o prenderle al volo. Esse ci vedrebbero al rallentatore, anticipando i nostri movimenti.>>

Non se ne e' andato. A volte si incaponiscono scegliendo la morte. Allora mi tocca.
Entro nel tempo della mosca e mi apposto paziente e immobile.
Il colpo arriva senza acrimonia, se non e' il primo e' il secondo che raggiunge il bersaglio.
Il piu' delle volte rimangono tramortite, credo sia l'onda sonora a ridurle cosi', nessun spargimento di sangue, le raccolgo e le butto fuori.
...e se sopravvivono, spero abbiano imparato.

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mercoledì 10 ottobre 2012

Il Basista

Mercoledi 10 ottobre 2012 - Sono in ufficio, il capo e' via in vacanza, riguardando certe carte mi rendo conto che nello studio lavora con noi un basista. Proprio in quel momento la situazione precipita, veniamo attaccati da una banda che vuole derubarci. Con le colleghe di cui mi fido, raduniamo carte, bolli e soldi e ci chiudiamo in un ufficio. Da fuori sentiamo movimenti di subbuglio. Io prendo la decisione di scappare e ce ne andiamo scendendo dal terrazzo. La prima tappa e' una camera d'albergo. Scrivo un messaggio al capo spiegando la situazione ma poi decido di telefonargli. Non risponde, e' all'estero, e ha il telefono che e' impostato per rimandarti un messaggio in cui ti chiede l'amicizia. Continuo ad insistere e intanto penso a come dirglielo e a raggiungerlo in macchina all'estero, passando il confine, con le colleghe e tutta quella valuta a bordo. Mi sveglio con il cuore in gola, sudata.
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domenica 30 settembre 2012

La Figlia Difficile


Domenica 30 settembre 2012 - Sono la figlia di un boss mafioso proprietario di un negozio tipo Leroy Merlin che vende solo accessori da bagno. Sono triste perchè nessuno mi vuole, mi aggiro tra le corsie e ogni cosa che tocco cade ad effetto domino. Nella corsia affianco gli scagnozzi di mio padre stanno parlando di me, di quanto io sia difficile da piazzare. Voglio svegliarmi da un quarto d'ora ma non riesco. Sono stufa di raccogliere fiori di stoffa e spugnette rosa pesca che continuo a far cadere. Suona il telefono, mi sveglio.

venerdì 10 agosto 2012

Due centimetri


E' incredibile quanto lo spostamento di due centimetri di una sensazione fisica, all'interno di un corpo, possa far scaturire dolore o piacere, stati d'animo diversi. Due centimetri sotto e stai male, lo stomaco serrato in una morsa, in un pugno instancabile, ogni respiro, ogni deglutizione, uno sforzo. Quel senso di nausea riflesso di un qualcosa che non riusciamo a mandare giu' nella vita. L'intestino contorto e aggrovigliato.
Due centimetri piu' in su e il cuore e' una palla di lava liquida che vortica nel petto. Il pugno si apre e dita frementi si spalancano a ventaglio, pronte a toccare curiose. La testa e' una vertigine e il corpo si muove senza peso.
Due centimetri sono la misura della risposta a un Ti amo, mi vuoi?
Non ti voglio e il pugno si serra sullo stomaco, ti voglio e la mano si apre, lascia la presa, si sposta di due centimetri verso l'alto e ti accarezza delicatamente il cuore.


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martedì 10 luglio 2012

Formiche

Lunedi 9 luglio 2012 - Sogno una vecchia zingara, seduta davanti a me, mi sta togliendo formiche vive dall'orecchio destro. Porto la mano all'orecchio e osservo le formiche uscire e camminarmi sul braccio per scendere. Mi sveglio.

martedì 5 giugno 2012

Librarsi tra le Mucche Morte


Martedì 5 giugno 2012 - Sono ospite di un grande albergo/centro commerciale, dove devo incontrare una mia amica, Stella Mattutina, dividiamo la camera. Dobbiamo uscire a cena e io torno in camera per cambiarmi. Le camere si susseguono senza soluzione di continuità, non ci sono porte. Mi cambio per cena, indosso un vestitino fatto interamente di paillettes di metallo. Raggiungo la fine delle camere ed inizio a librarmi in volo nel corridoio. Volo ad un paio di metri di altezza, in posizione verticale, come sospinta. Vedo sotto di me il centro commerciale, le casse, i corridoi vuoti del negozio dopo l'orario di chiusura. Improvvisamente è mattina, sono nella sala della colazione e sono indecisa tra una brioche e una colazione sana, opto per la sana.
Mi ritrovo al mare, la spiaggia è ventosa e vuota, entro nell'acqua per nuotare e dopo qualche bracciata mi accorgo che oltre la striscia di acqua pulita in cui sono, sia verso il largo che verso la spiaggia, galleggiano centinaia di mucche morte. Non posso nuotare al largo come vorrei perché li ci sono enormi mucche pezzate bianche e nere messe di traverso che ostacolano il passaggio. Mi volto per tornare alla spiaggia, e alla mia vista si stendono centinaia di piccole mucche fulve sdraiate supine, le zampe e le bocche rosa a pelo dell'acqua, come tante piccole Ofelie fluttuanti. Il loro pelo è simile a quello dei cavalli, lunghe criniere ondeggiano come alghe nell'acqua.
C'è un passaggio attraverso il quale riesco ad arrivare alla spiaggia senza toccarle.
Arrivo faticosamente alla spiaggia, esco dall'acqua, sono completamente nuda, cammino tra l'erba secca schiacciata dal vento, raggiungo la strada asfaltata e agile inizio a correre.




Per fare questo sogno non è stata uccisa nessuna mucca.

lunedì 4 giugno 2012

La Diga II



Lunedi 4 giugno 2012 - Sono seduta con i piedi a penzoloni sul bordo di una diga. Sto' parlando al telefono con te mentre osservo i flussi creati dalla centrale idroelettrica. Improvvisamente non ti sento più, è caduta la linea. Non so se posso richiamarti, ma lo faccio. La mia soggettiva si sposta e si sdoppia, sono a bordo di un motoscafo che viaggia veloce sul fiume e fluttuo sul tuo letto, vedo con gli occhi della tua compagna, prende il tuo telefono che squilla, lo apre e risponde "Giuliano sta dormendo" al mio "Pronto?" Rispondo con un "Si" sussurrato che mi porta in un balzo allo stato conscio. Mi sono svegliata sentendo che parlavo nel sonno.

domenica 3 giugno 2012

Che Cos'e' La Casa


La Casa non e' un luogo. La Casa e' dove vuoi tornare per amore. Dove ti senti completamente libero di essere te stesso, senza l'assillo di sentirti giudicato per come sei, non sei, dovresti essere, cosa ti piace e cosa non ti piace. Senza filtri, senza maschere. La Casa e' dove puoi dedicarti. A te stesso, a chi ami, a cio' che ti piace fare e pensare. Sicuro che non verrai interrotto quando sei totalmente concentrato nel dedicarti a te stesso, a chi ami, a cio' che ti piace fare e pensare. Nessun commento minante. Completa accettazione. La Casa per me deve essere pace e silenzio. E musica bella. Nessun rumore solo per riempire il vuoto. Lontano dai centri di aggregazione dove il rumore regna sovrano, dal traffico, dagli allarmi, da vicini compulsivi di giardinaggio molesto e assordante, dai luoghi dove si fa "casino" per fare.
Sogno e perseguo la vicinanza con il mare. Un piccolo giardino dove coltivare erbe e fiori profumati, frutti ed amicizie, una vasca da bagno grande per pensare, che ospiti anche i pensieri di un altro.
Desidero la vicinanza dell'arte, dei libri, della natura, dell'umanita' scevra da sovrastrutture emozionali contorte ma vuote.
Sogno e desidero una dimensione lavorativa piu' umana, gratificante. Il fare qualcosa che rimane o che nutre, corpo o mente, non importa. Raggiungibile in bicicletta, perche' la benzina serva per raggiungere solo posti piu' lontani, eccezionali, i luoghi nuovi, i luoghi dei ricordi.
Che cos'e' La Casa e' quello che ognuno di noi dovrebbere chiarirsi in mente e nel cuore. La Casa e' quello che ci fa sentire felici e vivi. Non il possedimento di beni. Perche' i beni finiscono per possedere te.
Non l'accumulo di oggetti, perche' gli oggetti finiscono per seppellirti sotto il loro peso. Impedendoti di muoverti veloce.
La Casa che voglio e' la possibilita' di esprimermi nella mia arte. Manualita', lettura, scrittura, danza, sesso.
Dove la manualita' e' diretta alla condivisione con gli altri, cucinare per qualcuno, coltivare, aggiustare, modificare, convertire, costruire cose ed oggetti per rendere piu' belle ed artistiche le cose. Personali. Non omologate.
Dove la lettura è accrescimento e condivisione.
Dove la scrittura e' la stanza tutta per se'.
Dove la danza e' l'espressione dell'amore, la trance, il contatto con la natura circostante e interiore. Il cerchio piu' stretto dove puo' entrare solo qualcuno, spettatore o attore non importa.
E dove il sesso e' legato all'amore, puro, libero, totalizzante. Il desiderio di fusione, di appartenere a qualcuno che desidera appartenere a me.
La Casa non e' il luogo.
La Casa e' con Chi ti senti a casa.
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martedì 29 maggio 2012

Sincronicità

Con un solo fiato, con un solo flusso
Conoscerai
La sincronicità
Un sonno trance, una danza sogno
un romanticismo condiviso
Sincronicità
Un principio di collegamento
unito all'invisibile
e' quasi impercettibile
qualcosa di inesprimibile
Non suscettibile alla scienza
Alla logica così inflessibile
collegabile causalmente
Eppure, nulla è invincibile
Se condividiamo questo incubo
Allora possiamo sognare
lo Spirito del Mondo
Se agisci come pensi
L'anello mancante
Sincronicità
Noi sappiamo chi sei, loro sanno chi sono io
extrasensoriale
Sincronicità
Una stella caduta, una telefonata
Ci unisce tutti
Sincronicità
E' così profonda, è così ampia
Tu ci sei dentro
Sincronicità
Effetto senza una causa
leggi sub-atomiche, iato nella scienza
Sincronicità

With one breath, with one flow
You will know
Synchronicity
A sleep trance, a dream dance,
A shared romance
Synchronicity
A connecting principle
Linked to the invisible
Almost imperceptible
Something inexpressible
Science insusceptible
Logic so inflexible
Causally connectible
Yet nothing is invincible
If we share this nightmare
Then we can dream
Spiritus mundi
If you act as you think
The missing link
Synchronicity
We know you, they know me
Extrasensory
Synchronicity
A star fall, a phone call
It joins all
Synchronicity
It's so deep, it's so wide
You're inside
Synchronicity
Effect without a cause
Sub-atomic laws, scientific pause
Synchronicity

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lunedì 21 maggio 2012

Essere un amante illuminato

Essere selvaggio non vuol dire essere brutale. Chi confonde questi due stati è un'amante immaturo, confinato nel suo piccolo ego non vuole la fusione, la teme. Come un guscio vuoto ha paura di rompersi, rigido per non rivelare che non ha nulla da offrire.
L'amante illuminato cerca la fusione, dove 1 + 1 fa 1. Segue il ritmo della natura e sgorga amore. Racchiude nella bolla di luce. All'interno della bolla si è leggeri e forti, in volo e pronti a tutto. Perchè due amanti illuminati non hanno confine e tutto è possibile e naturale. Lasciando che il proprio essere selvaggio prenda le redini. La parte selvatica di noi, l'emisfero destro, non razionale. Lasciando che tutto fluisca.

sabato 28 aprile 2012

La Triste Verita' - Lavori in Corso


Sabato 28 aprile 2012 - Ho organizzato una cena sul balcone, ci sono parecchi invitati, gente che conosco e gente nuova. Tra le persone nuove c'e' questa ragazza, esile, bassa, jeans scuri e camicetta verde, ha i capelli corti alla maschietta e lentiggini appena accennate, si chiama Stefania. Sta parlando animatamente con qualcuno e da alcune parole che sento realizzo che potrebbe avere una relazione con K. Improvvisamente mi si apre tutta una nuova prospettiva, con una scusa mi avvicino ed inizio a parlare con lei. All'inizio e' un po' restia, ma riesco a farle capire che per me e' una buona notizia e le chiedo molto serenamente cosa ci trova in lui. Lei percepisce la mia empatia e assenza di gelosia e me lo spiega. Le cose che li accomunano sono proprio quelle che mi hanno sempre diviso da lui, prima in maniera inconscia poi in maniera piu' emersa. Mi chiede se il petting ha funzionato, si ma...non e' quello...sono contenta che loro stiano bene, mi sento libera. Mi sveglio felice, felice davvero. Finche' mi rendo conto che non e' vero, che era un sogno. Mi riaddormento. Sono ora sulla strada che porta alle mie scuole medie, ci sono i lavori in corso, i cartelli di deviazione continuano a farmi andare nella direzione opposta a quella che voglio. Sono alla guida della mia macchina, a bordo con me ci sono alcune mie colleghe, continuano a mutare...vedo le macchine scorrere sulla strada dove voglio andare io, ma a separarmi da quella strada c'e' un buco profondo due metri tutto transennato. Seguo le indicazioni di deviazione, tenendo presente pero' che dove voglio andare io e' di la...tengo attivata la mia bussola interna perche' appena riesco a svoltare voglio farlo. Mi sveglio.

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venerdì 27 aprile 2012

Denti

Venerdì 27 Aprile 2012 - Convivo con quindici persone in una villetta americana, prato davanti, nessuna recinzione, barbecue sul retro. E' un gran casino, gente in continuo movimento, qualcuno mi ha fissato un appuntamento dal dentista. Vogliono rimuovermi tutti i denti e impiatarmene di nuovi. Io sono continuamente sballottata da un gruppo all'altro, c'è una festa. Sono venuti a prendermi, mi caricano in macchina e ci dirigiamo verso il dentista. Nel retro della limousine la festa continua, la confusione è talmente assordante che mi metto le mani sulle orecchie. Improvvisamente realizzo dove mi stanno portando e a fare che cosa, mi guardo i denti riflessi nella cromatura degli interni della macchina, mi immagino con i denti nuovi, tutti uguali, forse più bianchi ma non miei, finti. Cerco di aprire la portiera, voglio scendere dalla macchina in corsa, penso che è una limousine di 16 metri, non può andare molto veloce quando curva. Aspetto paziente, la mano pronta sulla maniglia, vedo un ritaglio di strada dal finestrino, sta arrivando una curva piuttosto impegnativa. Giro la maniglia, la macchina si imbarca, la portiera si apre naturalmente seguendo la pendenza e io mi lancio fuori. Atterro con una capriola nel prato di un'altra villetta molto simile a quella da dove provengo. Mi alzo, rassetto i vestiti ed inizio a camminare in direzione di un'altrà città. Mi sveglio.
 

lunedì 23 aprile 2012

Sotto Copertura

Lunedì 23 aprile 2012 - Sono un poliziotto sotto copertura, mi sono infiltrato in una banda di trafficanti di droga e arte. Passo le mie giornate a fare da tirapiedi ad un capetto minore, in attesa che si incontri con il pesce grosso. Il giorno della visita, una piccola banda di ladruncoli scapestrati ha deciso di fare il colpo proprio qui. Nella villa del pesce piccolo. Mentre dall'entrata principale si snoda il corteo di guardie del corpo, scagnozzi, prostitute di corte che precede l'entrata del Grande Capo, dall'entrata posteriore, che porta in cucina, entrano i malviventi sfigati. Io, che stavo salendo dalla cantina, rimango bloccato tra i due fuochi. Il telefono in crush, senza pistola perché ho lasciato fondina e giubbotto di pelle, li in cucina, sulla spalliera della sedia. Inizia una sparatoria, mi colpiscono, ma non sono proiettili, sono aghi. Da sotto la porta di servizio infilano una busta enorme, hanno suonato il campanello e se ne sono andati...sulla busta c'è il mio nome in codice Mascia Torso, la apro e dentro trovo foto stampate su acetato 50x70, le rimetto dentro sono foto mie compromettenti. Dietro di me un'altra guardia del corpo ha visto in parte il contenuto, ma riesco ad imboscare il materiale, lo recupererò dopo. Improvvisamente sono nel parco della villa. La sparatoria è roba passata, rifletto sul mio incarico sotto copertura, non mi dispiace, se non per il fatto di non poter mai stare da solo completamente rilassato. Devo stare guardingo e armato perché in qualsiasi momento potrebbe avvicinarsi un Franco qualunque che mi fa saltare. Mi assicuro la pistola sotto l'ascella, stringo il giubbotto e mi sdraio sull'erba. Il prato in pendenza mi permette di vedere il bosco e il laghetto. Mi sveglio.

domenica 22 aprile 2012

Il Tunnel al Polo, la Grotta, il Ragazzo Caucasico


Domenica 22 aprile 2012 - Mi trovo al Polo Nord, non ricordo come ci sono arrivata, ma dalle valigie e i corpi sparsi sotto la tormenta di neve, deduco che c'e' stato un disastro aereo. Recupero la mia valigia samsonite gialla e inizio a scavare. Sono sottoterra ora, sopra di me sento ancora il rumore del vento nonostante lo strato di terra e di ghiaccio che mi separa dalla superficie. Sotto il Polo Nord c'e' una rete di cunicoli, non so chi li ha scavati, sono un labirinto. Ho la consapevolezza che non mi troveranno mai, perche' i primi due mesi li ho passati fuori nutrendomi di neve e non e' passato mai nessuno. Ragiono e penso che il solo tunnel giusto, che mi portera' in salvo, e' quello con la pendenza in discesa. Mi incammino, trascinandomi dietro la mia valigia gialla e K. che non da segni di vita, ma non posso mica lasciarlo li. Cammino per giorni, all'inizio continuo a cibarmi di neve, e' l'unica cosa commestibile che trovo, poi piccole radici secche mi fanno capire che sono sulla strada giusta. Ogni tanto faccio un buco per guardare fuori, il paesaggio e' ancora bianco. Bianco...bianco... bianco... Ora trovo radici piu' carnose, sembrano radici di piantine vive, riprovo a sbucare fuori e sono su una montagna, li sotto inizia il bosco. Esco. Camminare nel bosco in discesa e' piu' difficile, per un attimo penso che ho fatto male ad uscire dal cunicolo, che comunque, per la via sotterranea sarei arrivata lo stesso ad incontrare il primo paese abitato. Scorgo delle case, dai tetti salgono volute di fumo di camino. Lascio andare il corpo di K. lo troveranno e qualcuno ci pensera', nell'altra mano stringo il cordino a cui e' legata la valigia, passo davanti a un vetro, il riflesso che rimanda di me non sembro io, pensavo di essere ancora uguale, ma dal vetro mi guarda una ragazza pelle e ossa, le guance scavate, gli occhi due orbite nere. Penso che per forza, ho potuto nutrirmi solo di neve per mesi e poi di radici secche...
Mi sveglio. Mi riaddormento. E' passato qualche mese e sono tornata quasi normale. Vivo ora in una citta'. Cammino sempre, sono stanca. Mi siedo ai bordi di una strada trafficata e mi si avvicina un gruppo di ragazzi e ragazze. Uno di questi mi chiede se voglio che mi faccia una pedicure. Accetto. Andiamo nel suo studio che e' ricavato nella cantina della casa dei genitori. Mi siedo ad un tavolo ingombro di strumenti meccanici, mentre chiacchiero con la sorella, il ragazzo si mette in grembo il mio piede ed inizia a lavorare. Ogni tanto sento male e lo inarco, allora lui me lo blocca legandolo ad un bastoncino di legno che lo tiene in posizione. Guardo il mio piede bianchissimo appoggiato alle sue cosce, indossa dei jeans chiari, ci guardiamo, e' molto magro, esile, ha pelle chiarissima capelli biondi ma occhi verdi, caucasico. Prende il mio piede e se lo avvicina all'inguine, capisco immediatamente perche' fa questo lavoro, il contatto con il mio piede ha smosso qualcosa. La sorella cerca di distrarmi, vuole farmi parlare, ha un modo di fare che non mi convince, e' tutto permeato da un'aria truffaldina. Mi volto verso il ragazzo che sta finendo il secondo piede e noto che mi ha messo uno smalto cangiante color lilla', gli dico che lo volevo rosso e lui risponde che quello puo' fare anche da base, sopra ci metteremo il colore che voglio. Pago e dentro di me so gia' che non tornero' piu' qui a farmi fare i piedi. Un po' mi dispiace, vorrei dare consigli su come tenere l'ambiente per renderlo piu' adatto...il ragazzo sta armeggiando con dei vecchissimi televisori, dalle profondita' di uno tira fuori una cassetta e me la porge, e' il filmato ripreso mentre si dedicava ai miei piedi. Si alza e mi segue, io saluto la sorella e le dico di utilizzare le immagini per publicizzare su internet. Siamo fuori, cammino con i piedi nudi infilati in due ciabattine infradito, il sole caldo scalda la pelle bianca, lo smalto manda riflessi multicolori ad ogni movimento, noto che lo ha abbinato alla maglietta che indosso. Passiamo vicino ad una fontana ai piedi di una gradinata di marmo grigio. Il ragazzo non parla molto, ma non e' imbarazzante stare in silenzio con lui. La luce e' di quella primaverile un po' fredda, la citta' e' austera. Entriamo in un sottopassaggio e davanti a me si snoda uno svincolo complesso di strade. Mi vengono in mente le Grotte di Postumia, glielo dico, lui non le conosce, e mentre gli racconto di queste grotte naturali sotto le quali ci sta anche una chiesa, che sono formate da stalattiti e stalagmiti, il ragazzo mi guarda fisso, mi prende le mani e se le avvicina al grembo. So che mi sta per baciare. Mi sveglio.

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sabato 21 aprile 2012

Replicante


Sabato 21 aprile 2012 - Sogno di essere tornata a scuola, il liceo a Novara, ma e' una scuola di danza quella di stanotte. C'e' un compleanno, veniamo trasferite in un altra classe, sui banchi ci sono gia' piattini e bicchieri di plastica. Io ho l'eta' attuale, sono vestita di nero, tacchi alti, pelliccia, rossetto rosso, capelli tirati su come negli anni '40. Una mia compagna mi spinge verso il calorifero, si addossa a me, siamo a contatto, ci muoviamo all'unisono ma e' lei che comanda. Lei mi somiglia moltissimo, potrei essere io, e' vestita e pettinata come me, ma e' piu' aggressiva di me, carica, ferina. Guardo i banchi di scuola, mi ricordano che devo imparare, la mia compagna mi prende il viso e lo gira verso di se, vuole che la guardi negli occhi mentre mi si muove sopra. Mi sveglio.

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venerdì 20 aprile 2012

Io Sono Viva

Venerdì 20 aprile 2012 - Sto guidando verso casa, dopo la piscina, l'asfalto e' vinile bagnato da cui si sollevano onde di bassa marea fatte di nebbia. L'erba illuminata dai fari della mia auto fluttua di un verde tenero e vibrante. Abbasso il finestrino, annuso l'aria: e' ancora carica di temporale, fa un rumore elettrico. Guardo in alto, oltre il pizzo nero del bosco il cielo e' turchese profondo, le mani cercano carne. Sono viva.
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giovedì 19 aprile 2012

Cambiare Strada

Circa un anno fa, in questo periodo, stavo soffrendo tantissimo. Vivevo immersa nel buio, la luce mi dava talmente fastidio che mi si era sviluppata una malattia psicosomatica, occhi rossi e lacrimanti sempre. Cosa soffrivo? Solitudine, sensazione di impotenza e di essere incompresa. Inoltre per andare al lavoro passavo in una via dove sapevo c'era una persona che secondo me era in parte artefice del mio malessere. Senza che neanche mi conoscesse. Ogni volta passavo davanti al negozio dove lavora e mi ritornava a galla tutto. Ci ho messo un po', circa due mesi, per escogitare una soluzione. Ho cambiato leggermente strada. E' bastato svoltare prima ed evitare di passare in quella vietta per poi ricongiungermi alla strada solita. Cosa succede quando si cambia strada? Non è la prima volta che lo faccio nella mia vita, per questo è una soluzione che so che funziona. Se io devo andare da un punto A a un punto B, nella geografia reale ci possono essere molte strade. Alcune più scorrevoli, alcune più lunghe, quelle brevi ma brutte, quelle panoramiche...se devo andare al lavoro e voglio cambiare strada, per forza di cose mi ritroverò a fare una strada che richiede più tempo. Perché di solito la prima opzione che si sceglie è la via più breve. Ho dovuto puntare la sveglia dieci minuti prima. All'inizio mi innervosivo per le macchine che andavano lente...perché sapevo che con l'altra strada avrei tagliato un pezzetto. Ma ho tenuto duro. Quando cambi strada succede che vedi cose che non avevi mai visto. Il tempo in più ti permette di pensare di più.
Quando cambi strada obblighi il tuo cervello a riconsiderare tutto. C'è un periodo di ricomposizione mentale per costruire le mappe da seguire in automatico.
Tutto questo lavorio è linfa nuova per la mente. Nuove prospettive. O meglio un nuovo modo di vedere la solita cosa.
Cosa è successo? E successo che la mente, che è sempre alla ricerca di soluzioni, ha riconsiderato anche la situazione psichica di disagio. Ha visto cose nuove e ha valutato con un punto di vista differente quelle abituali.
Lasciando che la tensione della concentrazione per risolvere una cosa pratica, prendesse il posto della tensione emotiva ho lasciato che l'emotività sbollisse. Privata dal ribollio emotivo, la sofferenza diventa più gestibile. Finché arriva un giorno, dopo essere implosa per sette mesi ma questa è un'altra storia, finché arriva un giorno che dici che bello quell'albero...la corteccia nera e lucida di pioggia, piccoli germogli di tenerissimo verde appena spuntati solo sulle punte dei rami...ti fermi e lo fotografi, la foto viene uno schifo perché piove e sei su una curva da cui può arrivare veloce qualsiasi cosa che ponga fine alla tua vita, ma l'albero è bellissimo, vivo! Ne senti l'energia che sale dalle radici e scorre nei rami svettanti.
E ti rendi conto che non avresti potuto vederlo se quel giorno, in cui ho lasciato penetrare la luce nel buio per un attimo, non avessi deciso di cambiare strada.
Non avresti potuto vedere con occhi guariti, quello che la vita ti pone davanti.

domenica 8 aprile 2012

Camminare nel bosco di notte


Domenica 8 aprile 2012 - Sono in ufficio, le scrivanie tutte raggruppate in un' unica stanza, stanno imbiancando. Parliamo di Marta Preda una collega che nessuno ha mai visto perche' il primo giorno di lavoro ha mandato il certificato di inizio maternita'. Grazie a lei siamo tutte controllate. Io so come fare, ma questo clima mi innervosisce. Esco, invece di stare fuori a fumare inizio a camminare. Il paese e' diverso, e' una cittadina costruita all'interno di una fortezza. Le strade sono strette, niente macchine, di acciotolato, si snodano come un labirinto, proseguo. E' quasi tutto il giorno che cammino, sono arrivata alle mura della citta' fortificata, incontro un uomo e gli chiedo come faccio ad uscire, mi mostra una porta nel muro, la apre, fuori mi dice c'e' un lungo tratto di strada nel bosco e ora e' notte, non e' consigliabile pero' se voglio...guardo oltre l'apertura nel muro che racchiude la fortezza, c'e' una scala che porta giu', una strada rosso sangue che taglia il bosco, rumore d'acqua, la strada e' in effetti il letto di un fiume, dove scorre un sottile strato d'acqua che produce il rumore che avevo sentito. Penso che se devo camminare nel bosco di notte inciampero' nei rami e nelle radici, al buio completo senza avere un punto di riferimento... L'uomo sembra sapere i pensieri che agitano la mia mente, mi guarda, ha in mano un pezzo di carta, mi dice con gli occhi "...e inoltre..." lancia la carta stropicciata sulla strada rossa, appena tocca il suolo, in volo arrivano decine di uccellini che si avventano stridendo sulla pallottola di carta. "...ti pungerebbero dappertutto... - mi dice - se vuoi puoi dormire da me, ti dai una risciacquata, mangi qualcosa, ti riposi e domani, con la luce, vai..." Lo guardo negli occhi, ha uno sguardo profondo e limpido. Sento che mi posso fidare. Mi sveglio.
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Sabot

...mi riaddormento...
Sto guidando la mia macchina, sono nervosa, seduto a fianco a me c'e' un misto tra mio fratello e un uomo che ho appena conosciuto. Arrivo ad uno stop di una strada alternativa a quella che faccio di solito, mi fermo. Non riesco a guidare bene perche' indosso dei sabot e il destro si incastra continuamente sotto l'accelleratore. L'uomo mi tocca l'inguine, lo fa con competenza, io vengo subito, nel sogno realizzo che sta succedendo realmente, la scarica di tensione elettrica che conosco bene provoca contrazioni sincopate e rapide e il diffondersi di un calore che ha origine dal centro di me. Sento che l'uomo dice "...ecco cosi.." come qualcuno che sa cio' che ha provocato, ne ha la sicurezza. Mi sveglio, gli ultimi strascichi dell'orgasmo che si stanno esaurendo.
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Denti

...e' quasi mattina mi riaddormento di nuovo, sento pulsare la testa, l'inizio di una emicrania... Sono in piscina, in acqua, la lezione e' appena finita, mi dirigo verso lo spogliatoio, le doccie sono in una struttura di metallo simile a quelle che si usano per mungere le mucche, inserisco una moneta da 20 cent nella gettoniera, ma la moneta si incastra, ci vuole da 10... Chiedo a qualcuno se me la puo' cambiare e inserisco due monete da 10, la prima me l'ha mangiata la macchina. Salgo i gradini di metallo ed entro nel container per la mungitura per fare la doccia. Dentro c'e' gia' una ragazzina dai capelli rossi. Sto facendo la doccia ed improvvisamente mi ritrovo a fare pipí con la doccia che si e' fermata. Guardo in basso, la pipí e' tantissima, inarrestabile, di un color oro scuro inequivocabile e in piu' fa un rumore assordante sul pavimento di metallo, la ragazzina mi guarda, io sono imbarazzata, poi ride e fa spallucce, con il piede nudo spinge la mia pipí verso lo scarico. Io mi verso bagnoschiuma che sembra miele liquido sul viso, per non sentire l'odore ma mi rendo conto che la pipí non ha odore. Esco, mi sto asciugando davanti ad un grande specchio, sento che ho qualcosa che non va ai denti. Gia' prima, durante la lezione mi facevano male. Mi avvicino allo specchio, guardo i denti, si stanno staccando, ormai dondolano appesi solo per un piccolo pezzettino, ho il terrore di rimanere sdentata e cerco di rimetterli al loro posto, sono proprio gli incisivi, avro' il buco davanti, guardo meglio e vedo che un incisivo nuovo e' spuntato, come i palettoni che crescono dopo i denti da latte quando hai sette anni, stacco il dente dondolante, sotto i miei denti vedo dei denti nuovi, microscopici come quelli dei gatti, stanno crescendo, ne tocco uno piccolissimo, ha una cosistenza semidura, di fianco denti a vari stadi di sviluppo hanno gia' raggiunto la durezza normale. Penso a mio zio Aurelio che aveva una doppia fila di denti come gli squali, mi sveglio.
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sabato 7 aprile 2012

Con la Metropolitana Giapponese

Sabato 7 aprile 2012 - Cammino verso il fondo della stazione centrale, dove si esce verso i binari, oltre il binario 13a, a sinistra appena fuori dalla volta ci sono le scale mobili che scendono sottoterra per prendere la metropolitana giapponese. Con me c'e' Laura, abbiamo fatto shopping. Metto il piede sul gradino e sento un rumore caratteristico, come un cigolio, mi affretto so che quello e' il rumore che in Giappone avvisa che il treno sta partendo. Mi accorgo che il cigolio era dovuto ad un gradino della scala mobile, ma due ragazzi giapponesi hanno capito che io so e mi guardano compiaciuti. Il treno sta veramente partendo, ma i manovratori ci vedono e ritornano indietro di un metro per farci salire, sorrido coprendomi la bocca con la mano, siamo a bordo. Nel vagone sono tutti italiani, ci sediamo. Al mio fianco e' seduta una donna bionda, assomiglia a Marta Marzotto da giovane, ma e' fredda, controllata, mi racconta del suo compagno. Arriva il controllore giapponese, Laura e io tiriamo fuori il microchip che funge da biglietto, il mio cade. Subito il controllore mette in atto la manovra di ripristino, tira fuori dal taschino della divisa una chiave trattenuta da un cordoncino, deve annodarmela ad un dito, ma non puo' essere lui a farlo, chiama il passeggero seduto di fronte a me, e' un ragazzo con capelli lunghi da cui pende, arrotolato ad una ciocca, un bigodino. Il controllore spiega al ragazzo come deve annodarmi la chiave intorno al dito e gliela consegna. La manovra riesce dopo qualche difficolta', il controllore sorride soddisfatto e pronuncia una parola in giapponese che sembra sancire la fine della cerimonia. Il treno e' arrivato a fine corsa. I passeggeri scendono, ma io e Laura dobbiamo andare in bagno, ci infiliamo in uno scompartimento che sembra la ricostruzione di uno scompartimento dell'Orient Express. Appoggiamo le borse, entro in bagno devo fare pipí. Mi sveglio.

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domenica 1 aprile 2012

Il Venditore di Bambole

Domenica 1 Aprile 2012 -  Sono su una strada in discesa, assolata e deserta, crepe nei marciapiedi di cemento, asfalto sollevato dalle radici di pini marittimi polverosi. Voglio prendere il sole e mi sdraio sul bordo del marciapiede. Mi si avvicina un vecchietto basso, morboso e segaligno, ha un banchetto ambulante tipo quello delle giostre, vende bambole. Mi parla, io non voglio ascoltarlo, provo fastidio per il suo essere insistente e voler stare vicino a me. Sfrutto un attimo in cui è distratto da un potenziale cliente, tiro su il mio telo di spugna e mi sposto, più in alto, mi sdraio sotto la mezzombra dell'unico pino che conserva qualche ago verde. Guardo in alto, tra i rami spiccano ritagli di cielo turchese. Mi sveglio.

martedì 20 marzo 2012

Il Negozio di Passamanerie


Martedi 20 marzo 2012 - Lavoro in un negozio di stoffe e passamanerie, dai soffitti pendono lunghi scampoli di stoffa fluttuanti. Il negozio si trova su un pontile, dalle vetrate si vede un parcheggio e un piccolo lago. I clienti arrivano in macchina o con la loro imbarcazione, possono entrare da dove vogliono, le vetrate sono completamente aperte, soffia una leggerissima brezza proveniente dal lago, gonfia le tende e attorciglia in mulinelli gli scampoli di stoffa penzolanti. Io sono l'unica commessa, ma sono divisa in sette. Ogni settima parte di me ha un suo aspetto e carattere differente. Il negozio non ha orario. Ora e' chiuso ma tu entri, lo stesso, dalle finestre spalancate che danno sul lago. Mi accorgo della tua presenza per il fruscio dei tuoi capelli che hanno sfiorato la tenda. Nella parte piu' interna del negozio regna il silenzio e il buio. Lo spostamento della tenda dal quale sei entrato, ha creato una lama di luce che e' penetrata fino a li in fondo. Nella lama pulviscolo cosmico in sospensione. A tratti illuminato, riflette il sole. Mi vedo avanzare in tutte le mie sette persone, io sono a volte in un una a volte in un altra ma ho la percezione di essere tutte. Procediamo come un serpente, mosse da una musica rarefatta, spira dopo spira, ognuna con movenze diverse. Poi parte dall'ultima in cui io sono piu' presente una camminata a passi ritmati dai tacchi, come in una sorta di flamenco improvvisato, ogni parte di me segue il suo ritmo ma il risultato e un tappeto sonoro pieno e armonico. A sfilare usciamo dentro e fuori dalle vetrate. Stai osservando immobile seguendoci con sguardo ipnotico, un pezzo di passamaneria viola in mano. Mi sento risucchiata in un unica persona, capelli, veli, stoffe, tende, nappe e orecchini metallici, in un turbine caldo, freddo, duro, liscio, morbido. Mi sveglio.



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lunedì 19 marzo 2012

Con i Tacchi Alti


Domenica 18 marzo 2012 - Sono in una citta' straniera, credo Barcellona o una cittadina del sud della Francia, ho appena lasciato il negozio del parrucchiere. Cammino da sola per la strada, tacchi alti, vestita in nero con fodera del cappotto e suole delle scarpe rosse. La strada e' deserta, una via romana a lastroni di basalto, il rumore dei tacchi mi fa sentire che sto camminando a passo lungo e sicuro. E' giorno, luce fredda e vento gelido sulle guance. Carte per terra mi fanno capire che c'e' stata una festa, forse carnevale. Nella mano sinistra stringo il mio telefono, o almeno lo credevo, lo guardo e nella mano ho un telefono obsoleto, sembra una ricetrasmittente di forma trapezoidale, ha una sola manopola in centro. Penso che ho tirato su questo oggetto al posto del mio telefono, nel negozio del parrucchiere. Panico. Mi immagino il mio telefono appoggiato la', alla merce' di tutti. Metto la mano in tasca e lo trovo, non ho borsa. Cammino dritta e spedita, senza pesi inutili, senza zavorra, ho solo quello che mi serve: il mio telefono, portamento, un bel cappotto e tacchi alti. Non ho voglia di tornare sui miei passi per riportare la ricetrasmittente...mi sveglio.

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mercoledì 14 marzo 2012

Come Gestire un Cavallo.

Sabato 10 Settembre 2011 - Stamattina sul tragitto per andare al lavoro, davanti a me c'era un trasporto cavalli. La scritta ATTENZIONE TRASPORTO ANIMALI VIVI mi ipnotizzava...e se si aprisse improvvisamente?  Mi viene in mente di quella volta che ho sentito raccontare la storia di un camion di questo tipo, viaggiava in autostrada gli si apre il portellone e il cavallo salta giù. In mezzo alle macchine che sfrecciano. Imbizzarrito, confuso, il cavallo si scaglia correndo a ritroso contro una macchina. Centinaia di milioni di danno, al proprietario del cavallo...manco gli avesse azzoppato Varenne.
Guardo il trasporto cavalli, così snello e traballante ad ogni buca. Li dentro c'è questa bestia meravigliosa.
Rallento...metto un po' di ulteriore distanza tra me e il camion. Metti che sbuca fuori il nuovo Varenne?

Mercoledì 14 Marzo 2012 - Avevo ragione.

lunedì 12 marzo 2012

Dioniso e il Cancello

Sabato 10 marzo 2012 - Sono in caccia, sto andando in macchina per incontrarmi con Dioniso. Ho deciso che non posso piu' aspettare. Con me c'e' anche K., ha voluto per forza seguirmi e io estenuata alla fine ho acconsentito, se ne pentira'. Arrivo nel solito posto dell'appuntamento. Dioniso e' in ritardo, io vado in bagno e inizio da sola. Sono in piedi, appoggiata al muro nell'angolo, stordimento e orgasmo. Si apre la porta ed entra Dioniso, lo bacio subito, e' una sensazione bellissima, poi mi preoccupo piu' volte che abbia girato la chiave per chiudere la porta, mi tranquillizza ma io devo controllare di persona. La porta non era chiusa. Chiudo la porta e tengo il mazzo di chiavi. Lo facciamo nel bagno, in piedi, baci mani corpi convulsi. Improvvisamente sono all'aperto. Fuori dal bagno, dalla casa, dal giardino recintato. Sul marciapiede a ridosso del cancello da cui si accede alla proprieta'. Sono sdraiata per terra, addosso ad una ragazza seminuda, e' bella, giovane, il corpo snello ed efebico, leggero. Comincio a baciarla sul collo e le tocco i seni sotto gli occhi esterefatti di K.. La ragazza diventa ritrosa, non vuole, mi dice che mi sto comportando come un maschio, che non funziona cosi, che non vuole farlo per strada. Mi alzo e mi dirigo verso Dioniso, ci sono persone intorno a lui, amici. K. vuole portarmi via. Non so come salutare Dioniso, perche' in effetti non voglio andarmene, lui mi tira a se' e ci baciamo, mi afferro al cancello a cui e' appoggiato e lo comprimo con tutto il mio corpo, come a voler passare attraverso di lui e poi oltre la recinzione. E' un bacio lunghissimo, profondo, di intima comunione, contatto, ma alla fine mi dice che non ci rivedremo piu', chiedo perche', ma lui dice soltanto che e' meglio cosi'. Sento un fiotto di gelo nel cuore, fa malissimo, mentre intanto, sotto, pulsa un globo di calore che si spande, sto' venendo. Mi sveglio.

Il bagno onirico e' il luogo dove ci si purifica, dove lasciamo andare lo scarto dei nostri processi di cambiamento e dove ci si lava per tornare puliti. La chiave rappresenta la scoperta, il potere e il comando. Nella serratura indicano il potere dell'adattamento e che si ha la potenza energetica per operare il cambiamento (giro la chiave e mi tengo il mazzo, e' mio). Il recinto contiene lo spazio protetto della nostra vita interiore, all'interno ci sono i sentimenti e l'utensileria costituita dai nostri meccanismi di pensiero e le nostre virtu'. E' lo stato interiore che porta a voler vivere nella totale consacrazione delle proprie convinzioni. Non posso piu' accedere al mio giardino, alla mia casa, passando attraverso il corpo di Dioniso, non e' piu' possibile. Anche la ragazza nuda lo sostiene, che se la voglio devo portarla in casa. La ragazza nuda sono io. La casa di cui posseggo le chiavi del bagno. E se posseggo il bagno, allora anche la casa e' mia, e il giardino protetto dalla recinzione. Nel mazzo di chiavi c'e' anche quella per aprire e chiudere il cancello. Devo cercarla.


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venerdì 9 marzo 2012

Sogni Tattili - Arruffamento

Venerdì 9 marzo 2012 - Ti ho sognato stamattina, un sogno di sensazioni tattili e olfattive, di variazioni di temperature e pelle, ad occhi chiusi, solo percezione di te. Di capelli che mi sfioravano, di sentirmi respirata, di alito caldo sulle mie guance. Un sogno arruffato fatto solo di sensazioni, un sogno fatto solo di te.

lunedì 5 marzo 2012

La Radiografia (rivelazione)

L'avevo chiamato, il mio io interno, non ricordavo di averlo fatto finchè mi è capitato di rileggere qui . Blateravo, come al solito, sull'altro mio blog, di come bisognerebbe approcciarsi al cibo e mi dicevo che se mangi poco la sera, vai a letto con la pancia e la mente sgombra di schifezze e magari riesci a sognare come sei dentro. A permettere all'inconscio, lasciando la via libera tra pancia e cervello, di parlare. Come parla l'inconscio? Con i sogni, le metafore, i simboli, i giochi di parole, le immagini contenute nei sogni.
L'avevo chiamato, era un po' che non ricordavo i sogni ed era tantissimo che non sapevo più a che punto ero. Ho fatto un sogno all'apparenza semplice, la scansione del mio corpo con una radiografia. In effetti nel sogno c'è tutto quello che deve esserci. Cosa mi dice il sogno? che sono tornata normale. Non più un crostaceo duro fuori (la corazza) ma troppo tenero dentro. Come tutti gli esseri umani sani, sono morbida fuori, fatta di carne, ma con uno scheletro duro dentro. Che è forte, che resiste agli urti. L'esoscheletro non è per gli esseri umani. Nel pentolone della vita si rischia di rimanere cotti dentro, la corazza si spezza e si è in balia di chiunque si voglia nutrire di te.
E cosa c'è dentro lo scheletro? Protetto dalla struttura ossea c'è il cuore che pulsa. Luminoso e caldo. Pronto.